21 gennaio 2019
8:09

Confini

Potremmo dirla con le parole di Gianni Rodari - "spiegatemi perché il cielo uno solo e la terra tutta a pezzetti" - oppure con l'astronauta Yuri Gagarin, "da quassù la terra bellissima, senza frontiere né confini".

I confini, per l'appunto. Elia Luna Neidhart e Francesca Rizzo, che fanno il servizio civile austriaco e il tirocinio universitario, ci hanno scritto un progetto. Lo trovi nella borsa di stoffa del treno consegnata alla partenza a tutti i ragazzi: storie di confini, storie di quando nell'Europa dell'Unione prima di Schengen non ci si muoveva con troppa facilità .

Il confine può essere una difesa e qualcosa che ti rasserena. Il confine può essere vissuto anche come un ostacolo, un muro. Questione di punti di vista e di prospettive. Dipende spesso da quale parte del confine ti trovi, dal viaggio che vuoi intraprendere o dalla predisposizione con cui l'affronti.

Di sicuro il confine un limite: finisce qualcosa e ne inizia un altro. E di confini, diversi confini, il treno della memoria dei ragazzi toscani ne ha attraversati in un giorno e in una notte: dal Brennero all'Austria, dalla Germania di nuovo in Austria, quindi la Repubblica ceca e poi la Polonia.

Alle otto di sera  il convoglio lungo sedici vagoni si infilava nel territorio tedesco. Alle due di notte o poco pi attraversava Vienna. Alle tre l'ingresso in Repubblica Ceca. Un viaggio fatto di tratti a marcia pi spedita, ora più  lenta e lunghe soste. Come a Linz nella notte, come a Karvine  dalle sei di mattina fin oltre le otto, prima nella nebbia e poi in mezzo alla neve, ultimo baffo di terra ceca prima della Polonia, sessanta chilometri da Oswiecim.

Ma i confini di oggi non sono quelli di trenta o quaranta anni fa, non solo perché i confini cambiano nel tempo e tante volte sono mutati nell'ultimo secolo (guarda il video). Prima ai confini ad esempio ci si fermava. C'erano le guardie e c'erano le dogane: quelli che sono tornati negli ultimi tempi. Dovevi mostrare il passaporto (anche in treno) e ugualmente non era semplice agevole passare. Non era scontato per gli ebrei, che fuggivano dalla persecuzione nazista e per i quali ottenere un visto per superare una frontiera poteva significare la vita o la morte. Non era semplice ancora solo trent'anni fa, quando c'era il muro di Berlino: da un lato l'Europa dell'Est e dall'altro quello dell'Ovest.

"Quando ero piccola facemmo un viaggio tra le due Germanie racconta una ragazza - . Ero con la mia famiglia. I controlli era lunghi e dissi: ma cosa cercano, i microfilm? Ecco bastò quella parola per farci scendere e ispezionare l'auto in ogni singolo anfratto". Anche passare dall'Austria alla Repubblica allora cecoslovacca non era facile. La cosiddetta Cortina di ferro separava i due  paesi. "Avevamo i passaporti venezuelani racconta un altro ragazzo - , ma la nostra macchina aveva la targa yugoslava. Il mio passaporto diceva che ero nato in Yugoslavia, ma il nome da nubile di mia madre affermava che provenisse dalla Slovacchia. Pensavano che volessimo fuggire dall'Est, con passaporti falsi. E ci fermarono un bel po'".