Emergenza e sicurezza
12 aprile 2012
14:42

Cosa fare per contrastare gli sversamenti in mare

FIRENZE - Ogni anno, nelle acque tra la Sardegna e la Toscana, si verificano tra i 20 e i 30 sversamenti di prodotti a base di idrocarburi. Spesso si tratta di azioni volontarie (e illegali) con gravissimi effetti per il mare. E particolarmente vulnerabile proprio l'ambiente dell'Arcipelago Toscano, anche per la morfologia della costa e il gioco delle correnti marine. Senza dimenticare gli ulteriori problemi che si stanno verificando in seguito all'aumento del traffico di navi passeggeri, con il rilascio in mare di rifiuti solidi e di acque nere non adeguatamente trattate.

Per far fronte a tutto questo esistono norme precise a livello internazionale e nazionale - per esempio la legge 979 del 1982 che vieta lo sversamento degli idrocarburi - con un soggetto preposto alla vigilanza e al controllo che la Capitaneria di porto. E tuttavia non facile dare attuazione alle regole: le stesse immagini satellitari, per esempio, raramente consentono di associare lo sversamento alla nave che ne responsabile.

La stessa sopravvivenza di delicati ambienti marini esige dunque il rafforzamento di strumenti e attività, a partire da misure più stringenti per il conferimento dei rifiuti e dei reflui nei porti, dall'implementazione di controlli più efficaci (con un migliore scambio di informazioni tra i vari porti), dall'istituzione di un sistema di avvistamento delle sostanze sversate tramite radar (in associazione col sistema di controllo del traffico marittimo), dall'utilizzo di modelli di diffusione degli inquinanti sulla base delle conoscenze oceanografiche e delle previsioni meteo.

Di grande importanza sarà anche una diversa articolazione delle rotte, con l'individuazione di corridoi di traffico e di percorsi raccomandati od obbligatori. Cosa che consentirà anche di concentrare e ottimizzare i controlli in aree definite.