20 gennaio 2015
10:20

Dai lager solo pochi provarono a fuggire

Nei lager non tutti si rassegnavano. Lo si racconta in alcuni libri, lo ricordano le guide. Spesso le ribellioni furono soffocate nel sangue ed erano singoli gesti disperati: scontri con le guardie all'uscita dei carri piombati, fughe improvvisate nei boschi. Ma ci furono anche rivolte coronate dal successo: come il 2 agosto 1943 di nuovo a Treblinka, ad esempio. Da quel giorno il campo, che i tedeschi stavano comunque gi smantellando per cancellare le prove, mentre l'Armata Rossa si avvicinava, cessò di esistere. Due mesi e mezzo dopo un'altra rivolta scoppi a Soribor. Anche ad Auschwitz si verificarono svariati tentativi di evasione e qualcuno riuscì pure a salvarsi. In cinque anni ad Auschwitz ci provarono in ottocento. Appena ottocento su oltre un milione e mezzo di deportati. E in 144 ce la fecero. Peccato che quando qualcuno provò a raccontare cosa succedeva là dentro, nessuno volle credergli. O preferì non credergli.

Ad Auschwitz nel corso degli anni, racconta chi accompagna i gruppi, si creò un movimento di resistenza interna collegato alla Resistenza esterna. Approfittando delle uscite per lavorare nelle fabbriche e nei campi, da Birkenau ed Auschwitz a volte uscivano documenti. Arrivavano comunicazioni. Così uscì , grazie ai partigiani della Resistenza polacca, anche un rullino con sette scatti che ritraevano cataste di corpi senza vita e nudi, usciti così dalle camera a gas. Sarebbe dovuto arrivare a Londra ma non partì mai.