Cultura
Firenze
2 marzo 2023
19:00

Gli anni di Carlo Levi a Firenze in mostra a Palazzo Medici Riccardi

Gli anni di Carlo Levi a Firenze in mostra a Palazzo Medici Riccardi

Dal 1941 al 1945, negli anni di guerra e di occupazione nazifascista fino alla Liberazione e alla ripresa della vita pubblica democratica sotto il governo autonomista nella città liberata dalla Resistenza partigiana, Carlo Levi visse in clandestinità a Firenze, nel rifugio di Piazza Pitti. E proprio in questo periodo Levi scrisse il suo libro più conosciuto, Cristo si è fermato a Eboli, nel quale rievoca volti, storie e personaggi del suo confino a Grassano e ad Aliano in Lucania, in un sud fuori dai tempi della storia che faticava a mettersi in relazione con la mitologia imposta dal fascismo.

All’intellettuale antifascista, nato a Torino nel 1902 e morto a Roma nel 1975, è dedicata la mostra “Carlo Levi a Firenze. Un anno di vita sotterranea”, che vedrà esposte dal 9 febbraio al 19 marzo, nelle Sale Fabiani di Palazzo Medici Riccardi, 34 opere e disegni realizzati da Carlo Levi, oltre a una riproduzione del celebre telero Lucania ’61.

Promossa dalla Città Metropolitana di Firenze con il patrocinio di Regione Toscana, Comune di Firenze e Città di Torino, organizzata dalla Fondazione Giorgio Amendola in collaborazione con la Fondazione Carlo Levi, il centro Unesco e l’Associazione Mus.e, la mostra è stata presentata a Palazzo Strozzi Sacrati alla presenza, fra gli altri, del presidente della Regione Eugenio Giani e del presidente del Consiglio regionale Antonio Mazzeo.

“Firenze – ha sottolineato il presidente Giani - ha avuto con altre città un ruolo centrale nelle vicende politiche e artistiche di Levi. A Firenze l’intellettuale antifascista diresse il giornale del Comitato di Liberazione e scrisse uno dei romanzi più importanti del dopoguerra, Cristo si è fermato a Eboli, frutto della sua esperienza di confino in Basilicata, una realtà drammatica che Levi seppe amare e raccontare. E non è un caso quindi che la mostra si svolga a Palazzo Medici Riccardi, che fu la sede toscana del Comitato di Liberazione Nazionale. Ritroviamo nella memoria le passeggiate fiorentine di Levi, ospite di Montale e di coloro che in quel momento rappresentavano la nuova Italia. Levi ha significato il mondo del socialismo liberale e poi del partito d’azione, una grande capacità intellettuale”.

“Una mostra che è un pezzo di Basilicata e un pezzo di Toscana”, ha detto Antonio Mazzeo. “Ringrazio i relatori e autori del catalogo. Grazie alla Fondazione Carlo Levi perchè ci porta a un momento di profonda riflessione su come l’Italia in quel tempo fosse tagliata in due. Questo paragone di tenere insieme il tempo di Carlo Levi a Firenze e il tempo di Levi in Basilicata: dalle tele emerge tutto il divario e uno spaccato di vita quotidiana che rende molto bene l’immagine di due realtà molto lontane tra loro, con opportunità molto diverse. Un divario che purtroppo ancora esiste. Ho l’orgoglio di raccontare la mia terra di origine e la mia terra adottiva, devo dire che non è scontato che una Regione accolga offrendo a tutti le stesse opportunità”.