20 gennaio 2015
8:24

Il gelo nell'aria e nel cuore

Bianchi i campi e la strada, bianco il cielo. Durante l'inverno Birkenau e Auschwitz sono in genere sempre così. Non quest'anno, con il verde dei campi e dell'erba che straborda ed emerge, quasi abbagliante come sa essere il verde del nord Europa con le sue mille sfumature. Ma durante la guerra faceva ancora più freddo, raccontano le guide. Più freddo che quest'anno, più freddo che due o quattro anni fa e non solo in quel tremendo inverno tra il 1944 e il 1945. La colonnina di mercurio poteva scendere anche a 35 o 40 gradi sotto zero e indosso i prigionieri avevano solo una divisa leggera ed un paio di zoccoli di stoffa e legno.

"Per noi era sempre inverno" ripetono Andra e Tatiana Bucci, le sorelline dai capelli bianchi sopravvissute al lager.

I numeri di Birkeanu e Auschwitz sono da brivido. Un milione di morti. Settanta anni fa c'erano 300 baracche: 244 erano in legno, stalle da campo trasformate alla bisogna in alloggi. Di molti rimasto solo il camino in mattoni. Ognuna aveva una stufa, prevista dal regolamento, ma il regolamento non obbligava ad accenderla e la notte, dai vetri rotti e gli spifferi diffusi, cadeva acqua e neve. C'era anche uno spicchio di campo pi ù'umano', una sorta di 'specchio per le allodole" nel caso di ispezioni della Croce Rossa. Non ce ne furono e i suoi ospiti furono alla fine tutti uccisi, come i 23 mila Rom e Sinti del campo famiglia al margine destro, abitato da 11 mila bambini.