
Negli ultimi cinque anni la Regione ha proseguito un lavoro iniziato oltre un decennio fa, finalizzato alla costruzione di un modello di accoglienza ed inclusione fondato su solidi principi di governance territoriale, dialogo istituzionale e prossimità. Questo percorso si è sviluppato attraverso strumenti quali il Libro Bianco sulle politiche di accoglienza e il processo partecipativo #AccoglienzaToscana che hanno rafforzato il coinvolgimento diretto dei territori e delle Amministrazioni locali. Il modello toscano ha puntato e punta sulla valorizzazione del ruolo degli Enti locali, sulla promozione di reti e alleanze territoriali e su un approccio integrato alle politiche di accoglienza, inclusione, welfare e cittadinanza. I risultati sono soddisfacenti. Lo scopo di iniziative come quella odierna è fare il punto sui percorsi di inclusione dei cittadini di Paesi terzi e con background migratorio in Toscana. È un momento di confronto sui dati raccolti e su analisi già realizzate, utile a definire le priorità strategiche per il futuro, anche a partire dalla valorizzazione delle esperienze in corso. In un’ottica in cui l’inclusione viene letta non solo come obiettivo sociale, ma anche come processo trasversale, occorre fare sintesi e rilanciare politiche inclusive più efficaci, coordinate e sostenibili.
Questo, in sintesi, è il pensiero espresso dal presidente della Regione Toscana al convegno “Immigrazione e inclusione in Toscana: bilancio, progetti, prospettive” che si è svolto oggi, giovedì 29 maggio, a Palazzo Strozzi Sacrati, sede della Presidenza della Giunta regionale.
All’incontro, organizzato dalla Regione Toscana assieme tra gli altri all’Anci Toscana e all’Università di Firenze, è intervenuto anche l’assessore regionale alle Politiche per i cittadini stranieri, il quale ha evidenziato che le modifiche normative adottate negli ultimi anni a livello nazionale hanno frammentato e indebolito il sistema di accoglienza e inclusione, sfavorendo la crescita di un piano stabile per le politiche di asilo. In questo contesto la Regione, secondo l’assessore, ha ribadito la necessità di rafforzare i sistemi di governance promuovendo un approccio strutturale e non emergenziale alle politiche migratorie. Viene confermata la priorità di costruire un sistema territoriale capace di adattarsi a scenari mutevoli e complessi, investendo sulla capacità programmatoria e sulla solidità dei servizi pubblici. Alcuni recenti decreti legge, sempre dal punto di vista dell’assessore, hanno ridotto i canali di regolarizzazione, limitato l’accesso al sistema di accoglienza e integrazione e ridimensionato i servizi nei centri di accoglienza straordinaria aumentando il rischio di irregolarità e sfruttamento lavorativo. Le recenti norme, inoltre, hanno rafforzato un approccio repressivo: limitazioni alle Ong, estensione dei trattenimenti nei centri di permanenza per il rimpatrio e procedure accelerate in frontiera. Il protocollo Italia-Albania del 2023 rappresenta un ulteriore passaggio verso l’esternalizzazione della gestione. La Regione Toscana ha più volte espresso contrarietà all’istituzione dei centri per il rimpatrio sul territorio, ritenendoli strumenti non coerenti con una gestione umana e integrata delle politiche migratorie. A fronte di un contesto nazionale segnato da approcci emergenziali e misure restrittive, la Regione ha scelto di rafforzare strumenti operativi territoriali, promuovendo risposte concrete alle emergenze umanitarie, come l’accoglienza della popolazione ucraina, la gestione coordinata dei flussi nei porti toscani designati come ‘sicuri’ e il consolidamento di un sistema di governance condiviso con i territori toscani. L’Osservatorio sociale regionale, ha concluso l’assessore, svolge in collaborazione con l’Anci Toscana un ruolo fondamentale in questo senso, offrendo analisi, dati e strumenti a sostegno delle scelte pubbliche.
Il rappresentante di Anci Toscana, assessore al Welfare del Comune di Livorno, ha osservato che quello odieno è stato un incontro importante, utile a fare il punto sulla qualità della convivenza interculturale sul territorio toscano ed a mettere a fuoco numeri, strategie e buone pratiche. Occorre rilanciare, secondo l’esponente dell’Anci, la sfida di una società inclusiva e plurale: sappiamo bene che l’impegno dei Comuni, insieme alla Regione e al Terzo Settore, è quello di creare sul territorio una rete diffusa ed efficace per la formazione linguistica e civica, l’inserimento lavorativo, il diritto alla casa. L’obiettivo è continuare nella sinergia, consapevoli che l’immigrazione non è un’emergenza, ma una realtà da governare anche con strumenti innovativi.
Il Rapporto sull’immigrazione in Toscana 2024, presentato nell’occasione, è uno strumento a sostegno e servizio dei territori e delle Amministrazioni per sviluppare politiche rispondenti a necessità reali e individuare piste di lavoro innovative e integrate. Esso evidenzia che la presenza straniera al 1° gennaio 2024 era di circa 424 mila stranieri residenti (11,6% della popolazione). Se si conta la presenza di circa 146 mila residenti nati all’estero che hanno ottenuto la cittadinanza italiana, abbiamo circa 570 mila persone con background migratorio (15,6% della popolazione). Il trend di lungo e breve periodo evidenzia che il numero di stranieri residenti è quadruplicato dal 2001 e fino al 2014 gli stranieri hanno garantito ricambio generazionale a contrasto del progressivo invecchiamento (la Toscana ha raggiunto il suo massimo storico di 3 milioni 700 mila abitanti). Il recente rallentamento dei flussi migratori ha riavviato le dinamiche di declino demografico.
Per quanto riguarda la partecipazione al lavoro della popolazione immigrata, al 2023 gli stranieri occupati in Toscana erano 194 mila (12% degli occupati e 15% dei lavoratori dipendenti) e dal 2008 gli occupati stranieri sono cresciuti di 47 mila unità (più 2,7%), a fronte di meno 6 mila tra gli italiani. Persiste la forbice stranieri-italiani nella disoccupazione, tra gli uomini (8% contro 4%) ma soprattutto tra le donne (15% vs 5%).
La Regione Toscana, è stato detto durante il convegno, continuerà l’impegno a supporto dei territori nel mettere a sistema il vasto patrimonio di conoscenze, competenze e buone pratiche già disponibile, a partire dall’esperienza dei tanti Enti locali, Istituzioni pubbliche ed Enti del Terzo settore che in questi anni si sono impegnati per promuovere un’ accoglienza e un’inclusione reale.
Durante l’incontro, alcune ricercatrici del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università di Firenze hanno presentato il volume “From the ‘White Paper’ of the Tuscany Region to Replicable Best Practices in the Reception of Persons in Need of International Protection” (dal Libro Bianco della Regione Toscana alle buone pratiche replicabili nell’accoglienza delle persone bisognose di protezione internazionale, ndr) che nasce da una ricerca condotta nell’ambito di un progetto europeo di studi comparati, coordinato dall’Università di Granada e di cui è partner l’Università di Firenze, volto a promuovere lo scambio di buone pratiche nel settore del lavoro sociale e della mobilità umana in Europa.
Il volume raccoglie una selezione di esperienze sviluppate in Toscana nell’ambito dell’accoglienza e dell’integrazione dei migranti, ispirate al Libro Bianco della Regione Toscana e dell’Anci Toscana nel 2017 con l’obiettivo di valorizzare modelli efficaci e promuoverne la diffusione in altri contesti.
Nel volume, hanno affermato le docenti, sono analizzati alcuni progetti realizzati ed esperienze significative sviluppate nell’ambito dell’accoglienza e dell’integrazione dei migranti, ispirate al citato Libro Bianco. Il testo è nato nell’ambito del progetto di ricerca europeo Horizon ‘Global Social Work and Human Mobility, comparative studies on Local Government and Good Social Work Practices in the Euro-Mediterranean Region’, coordinato dall’Università di Granada, ci ha partecipato anche l’Ateneo fiorentino.