Agroalimentare
Internazionale
17 maggio 2019
19:42

L'agricoltura toscana ha bisogno dell'Europa. Ungulati: servono nuove norme nazionali

FIRENZE – Caccia, ungulati ed Europa.  Gli agricoltori della Cia Toscana, che hanno tenuto oggi la loro assemblea regionale a Firenze, chiedono una radicale riforma della legge nazionale sull'attività venatoria, inadeguata oggi per fronteggiare l'emergenza ungulati su cui lo Stato, ribadiscono, deve intervenire.  Parlano di 400 mila animali che vagano sul territorio: cinque ungulati per ogni agricoltore, venti cinghiali ogni cento ettari, animali che arrivano a volte ai margini delle città, complice l'abbandono di alcuni terreni non più coltivati, e che danneggiano le coltivazioni.

La Regione il problema l'ha affrontato, fin dal 2016. L'hanno ribadito il presidente della Toscana e l'assessore all'agricoltura, presenti ai lavori dell'assemblea. La Regione è intervenuta con una propria legge obiettivo, per quanto di sua competenza. E i risultati ci sono stati: i cinghiali l'anno scorso in Toscana sono tornati ai livelli del 2005, 40 mila capi in meno rispetto al 2015. Anche caprioli, daini e cervi si sono ridotti.

Ma per fare di più è necessario modificare la legge nazionale. E le reti e recinzioni che sempre più numerose nascono al limitare di vigne e campi, si è detto durante i lavori dell'assemblea, non possono essere la soluzione: costano (cinquemila euro per ettaro, spiega un agricoltore), hanno bisogno di controlli e manutenzioni periodiche (e dunque altre spese), ma sono anche anche brutte e trasformano la campagna in un susseguirsi di reticolati dove è assai meno piacevole (e complicato a volte) muoversi, anche per una scampagnata a piedi.

All'hotel Baglioni di Firenze gli agricoltori della Cia non hanno comunque parlato solo di ungulati. Durante la tavola rotonda a cui è intervenuto il presidente della giunta toscana, si è ragionato di Europa: un'Europa, ha sottolineato ripetutamente il presidente, di cui a volte si dice troppo male  e troppo poco di quello che dovrebbe essere, un'Europa che offre ai prodotti toscani e italiani i vantaggi di un grande mercato di mezzo miliardo di persone ma che è fonte anche di iniziative e programmi che hanno permesso grandi passi in avanti. Sulle procedure e i controlli sulla macellazione ad esempio che si è riflessa nella riduzione di certe infezioni, sui prodotti Dop e Igp anche.

Per il presidente della Toscana uscire dall'Europa, l'ha già spiegato in più occasioni, sarebbe devastante. Nel settennato 2014-2021 dalla Ue sono arrivati in Toscana un'ottantina di milioni in più per l'agricoltura. La battaglia per il 2021-2027 deve essere quella di confermare almeno le attuali risorse.

Quanto al futuro dell'agricoltura in Toscana, per il presidente il primo obiettivo deve essere quello di investire nella creazione di filiere complete: sei o sette in tutte la Regione,  utilizzando magari in modo trasversale i fondi europei, non solo quelli per l'agricoltura ma anche quelli per l'innovazione e la ricerca. E' necessario dar vita ad un sistema toscano di trasformazione dei prodotti agricoli, ripete, per non dipendere da altri.  E poi c'è il problema della siccità e dell'adeguata irrigazione dei campi: il clima sta cambiando, accenna all'impegno della giunta regionale su Montedoglio, ma servono risposte veloci e non ci si può oppure ogni volta, spiega, alla realizzazione di nuovi bacini. 

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