24 gennaio 2017
1:13

La neve ...

A mezzanotte il treno è fermo vicino a Salisburgo e quasi dorme. Fuori c'è la neve, a mucchi, che accompagna il treno dei ragazzi toscani appena lasciato il confine dell'Italia alle spalle.

Anche Andra e Tatiana Bucci, le sorelline dai capelli bianchi scampate ad Auschwitz e finite nel campo a quattro e sei anni, giocavano con le palle di neve a Birkenau. Giocavano con le mani fredde, nonostante le cataste di morti tutt'attorno e l'odore acre nell'aria, nonostante le urla e i latrati dei cani di sottofondo.

Infanzie rubate, certo. Ma riuscire a giocare a Birkenau dimostra anche la grande forza di adattamento che solo un bambino a volte riesce a dimostrare. Più di un grande.

Come Kitty Braun, fiumana che aveva nove anni quando fu deportata a Ravensbruck in Germania, dal 1947 fiorentina (e cugina di Andra e Tatiana), che ricorda di aver festeggiato il compleanno sul treno che la portava al campo di sterminio: con la mamma, il fratellino e il cugino, tutti e due più piccoli di un anno e mezzo. "La mamma scambiò con delle partigiane un farmaco con un uovo e dello zucchero e ci fece uno zabaione per tutti e tre" raccontava in intervista due anni fa. "E per me fu davvero una festa confessava -: lo dico sinceramente".