18 gennaio 2017
10:06

Nel ghetto

Non solo i campi di sterminio. La segregazione degli ebrei inizia nelle città , rinchiusi nei ghetti. E nei ghetti scoppiano anche le insurrezioni, come a Varsavia.

MAREK EDELMAN C'era l'amore nel ghetto - SELLERIO
Il ricordo di Marek Edelman un fascio di luce rapido, nervoso, incostante. Indugia per un attimo, poi si sposta per frugare altrove, perchè non c'è tempo per tutti i volti, le storie, i dolori, le vite inghiottite. Si sposta e quanto c'è dietro ritorna nell'oscurità, per rimanerci fino a che qualcuno non arriverà su quella pagina, non si soffermerà su quel nome.

Marek Edelman non uno scrittore, non lo hai mai voluto essere. Marek Edelman stato uno dei comandanti dell'insurrezione del ghetto di Varsavia, orgoglio estremo e disperato degli ebrei che presero alla sprovvista la più micidiale delle macchine di sterminio. Marek Edelman uno che ha visto andare alla morte qualcosa come 500 mila uomini e donne e bambini, e che poi, dopo che tutto questo era finito, non se n'è più voluto andare dalla Polonia svuotata della sua civiltà ebraica (e ancora contaminata dall'antisemitismo), perchè ne doveva presidiare le tombe abbandonate.
Era anche un uomo che per tutta la lunga vita che gli rimasta ha saputo coltivare la memoria senza pretendere di parlare a nome delle vittime: "Non ho diritto di parlare a nome loro, perchè non so se morivano nell'odio oppure perdonando i loro carnefici. E nessuno ormai lo potrà sapere. Ma ho il dovere di vegliare affinchè il ricordo di loro non scompaia".
Il suo sguardo ci porta testimonianza di umanità, prima ancora che di crudeltà. E grazie a lui si capisce  che si fa un torto a semplificare, generalizzare, ridurre. Che non ci si può accontentare solo del termine di vittime per le vite che fiorivano nel ghetto.
C'era l'amore nel ghetto, appunto. Anche nel ghetto si sognava, si sperava, si faceva politica, si scriveva, ci si innamorava. Ed proprio per tutto questo che l'orrore dello sterminio fa ancora più orrore.

ZVI KOLITZ Yossl Rakover si rivolge a Dio - ADELPHI
Sono solo poche pagine, ma in tutta la letteratura della Shoah troviamo poco di altrettanto sconvolgente come Yossl Rakover si rivolge a Dio, l'estremo messaggio che un combattente del ghetto di Varsavia affida a chi verrà, mentre il cerchio della morte si stringe intorno a lui. Sono parole di sgomento e di fede nonostante tutto, parole per cercare di dare un senso al Dio che si nascosto - Credo nel Dio d'Israele, anche se ha fatto di tutto perchè non credessi in lui. Credo nelle sue leggi, anche se non posso giustificare i suoi atti.
Straordinarie anche le pagine con cui Paul Bodde ricostruisce la storia di questa opera. Perchè di opera si tratta e non di testimonianza delle ultime ore della disperata resistenza di Varsavia. Eppure "vera come solo la finzione può esserla". Il manoscritto originale, conservato all'istituto ebraico di Buenos Aires, negli anni Novanta fu distrutto da un terribile attentato neonazista. Qualcosa dice anche questo.