19 gennaio 2019
15:06

Nel nome di Sergio

Non poteva che essere inciso in un giardino di una scuola dell'infanzia il nome di Sergio De Simone. In fondo era un bambino: un bambino di prima elementare inghiottito dall'abisso dei lager nazisti: prima vittima di atroci esperimenti pseudomedici e poi impiccato assieme ad altri diciannove ad un gancio da macellaio, nei sotterranei di una scuola alla periferia di Amburgo mentre l'esercito alleato si avvicinava.

Una lapide dal 18 gennaio, ieri,  lo ricorda nel giardino della scuola dell'infanzia "Ilaria Alpi" di Montemurlo: un'iniziativa del Consiglio regionale promossa in collaborazione con la Fondazione Museo e Centro di Documentazione della Deportazione e Resistenza di Figline di Prato.

La morte del cuginetto qualcosa per cui le sorelle Bucci, 4 e 6 anni quando furono deportate a Birkeanu, non si danno ancora pace. Ricordare per loro ogni volta doloroso. Spesso piangono e si bloccano per attimo, quasi avvertissero in cuor loro una colpa: perché il giorno prima una delle sorveglianti della baracca dei bambini, quella in apparenza più umana, ci disse che l'indomani a tutti sarebbe stato chiesto se volevano rivedere le loro mamme ma che non dovevano farsi avanti, per nessuna ragione. Lo dissero anche a Sergio, ma la voglia di rivedere la sua mamma fu più forte e cadde nel crudele tranello.  Aveva sette anni  quando accadde ed Andra e Tatiana ancora si ricordano bene quel giorno, quando Sergio ed altri diciannove bambini da Birkenau in Polonia partirono verso il campo Neuengamme di Amburgo, 'ceduti' da Mengele destinati a diventare le cavie degli esperimenti sulla tubercolosi del collega-criminale Kurt Heissmeyer, che finita la guerra era tornato pure a fare il medico ma nel 1966 fu condannato all'ergastolo e l'anno dopo morì .  

Per anni gli zii di Andra e Tatiana hanno cercato Sergio invano, speranzosi. La storia stata ricostruita solo tra la fine degli anni Settanta e l'inizio degli anni Ottanta del Novecento, grazie alle indagini di due giornalisti tedeschi che hanno permesso l'apertura di un processo ad alcuni degli assassini che hanno partecipato all'assassinio. Il babbo di Sergio morto prima. La mamma, scomparsa nel 1988, non l'ha mai accettato, convinta che Sergio fosse ancora vivo, accolto magari diceva per consolarsi -  da qualche famiglia in qualche angolo di mondo. "Era troppo bello" ripeteva.