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12 novembre 2016
16:34

Per il Mediterraneo serve un progetto condiviso e compartecipato

PRATO - E il Mediterraneo arriv a Prato. "Un Mediterraneo visto oggi solo come frontiera sottolinea la vice presidente della Toscana, Monica Barni ma che rispetto alla tendenza che vuole spingerlo sempre pi in basso ed allontanarlo dall'Europa va invece portato pi a nord".

 

Perch qualcosa che riguarda tutti. Perch , sottolinea ancora Barni, "viviamo in una societ naturalmente multiculturale e multilingue ed un fatto che non possiamo combattere. E' nella cose". "Invece - risponde la vice presidente ad una domanda sul populismo - a volte costruiamo gabbie dove ci rinchiudiamo e rischiamo di rinchiudere nel pregiudizio anche le giovani generazioni".

 

Il mare e il Mediterraneo sono arrivati stamani a Prato non per caso, con il teatro Metastasio che ospiter per tutto il giorno "Mediterraneo Downown", iniziativa promossa dal Cospe, associazione che si occupa di cooperazione internazionale ed ha rapporti con ventotto paesi nel mondo, assieme Libera, Regione, Comune di Prato e Anci, l'associazione dei Comuni.

 

La citt lungo il Bisenzio racconta infatti da molti anni il viaggio, l'accoglienza e la convivenza (pur con le sue contraddizioni ed aperit di percorso), il meticciato e l'incontro tra culture diverse, come stato pi volte ripetuto, che non sono solo i cinesi ma 124 etnie diverse (ed almeno 35 mila persone) che a Prato vivono.

 

E prima di loro gli italiani che sono arrivati dal sud Italia. Lo ha sottolineato, un anno fa, anche Papa Francesco quando venuto qui: Prato una citt di convivenza. Cos , nonostante che non si affacci sul mare, Prato diventa il luogo perfetto per parlare di cosa il Mediterraneo sia oggi, frontiera e confine ma anche il luogo di incontro e di scambio che stato nella storia e che molti auspicano che possa tornare ad essere. Un progetto da condividere e compartecipare. Luogo certo di migrazioni, determinate da modelli di sviluppo economico, guerre o cambiamenti climatici. Un'area problematica e con problemi comuni alle due sponde, ma anche carica di possibili opportunit .

 

"Accogliere fondamentale dice la vice presidente Barni -, dialogare fondamentale ma ugualmente molto importante far s che le persone che arrivano possano tornare nei loro paesi e ricostruire quel tessuto imprenditoriale e di competenza che venuto meno. Per questo cooperazione internazionale ed accoglienza vanno declinate assieme". Per quel progetto di Mediterraneo appunto condiviso e compartecipato. "Soprattutto conclude dobbiamo smettere di pensare all'immigrazione come un fenomeno di emergenza e considerarlo un fenomeno invece strutturale della nostra societ , che non va combattuto ma sicuramente governato".

 

La rappresentazione del Mediterraneo contemporaneo era iniziata la mattina dalla difficolt a volte di raccontare la verit : platea quasi piena e sul palco quattro giornaliste di prima linea, molte con un passato da free lance.

 

L'egiziana Nora Younis, la turca Fazila Mat, la croata Ana Kuzmanic e Laura Silvia Battaglia, condotte nel loro viaggio dalla collega Azzurra Meringolo hanno dipinto una situazione di oppressione crescente e di leggi per cui anche scrivere un pezzo che racconta di abusi di potenti rischia di essere punito come un atto o una minaccia di terrorismo.

 

I giornalisti stranieri a volte se la cavano con un arresto di poche ore. Per i giornalisti locali le ore diventano giorni e mesi. Sono centoventi, stato ricordato, i giornalisti turchi in questo momento rinchiusi in prigione. Si parlato anche della potenza del citizen journalism, ovvero il giornalismo dal basso e i blogger che raccontano le guerre e le rivoluzioni in atto. Una grande risorsa, sempre per stando attenti a controllare le fonti perch spesso quei 'giornalisti cittadini' sono anche militanti.

 

La mattina ha portato i suoi saluti anche il sindaco di Prato Matteo Biffoni, orgoglioso dell'iniziativa. E' intervenuto sul palco pure il vice sindaco Simone Faggi e poi ancora Monica Usai per Libera e il presidente di Cospe Giorgio Menchini.

 

C' stato il saluto di Amnesty International. Non poteva non essere evocata la storia di Giulio Regeni, il ricercatore ucciso in Egitto per cui si attende ancora giustizia e verit (e risposte dal governo egiziano). Sul palco sono saliti anche gli studenti del liceo Copernico, con il loro progetto sulla legalit e il tema delle migrazioni affrontato invece l'anno scorso. Altri studenti (dell'alberghiero Datini) sono ad accogliere il pubblico nel foyer e con loro altri ragazzi, richiedenti asilo, accolti in citt e che attraverso la cooperativa Coop22 hanno voluto dare il loro contributo da volontari.

 

Nel pomeriggio si cambia tema: economia e sfide dell'accoglienza. Si inizia dalle prima, per parlare di cooperative, di associazioni e reti che aiutano lo sviluppo di autoimprenditorialit e possibili modelli alternativi di sviluppo. I protagonisti del primo panel sono il professor Alessandro Romagnoli dell'Universit di Bologna e docente di economie del Mediterraneo, Jihad Nammour dal Libano, Dejan Djedovic della Bosnia-Erzegovina e Ahmed El Mrabet dal Marocco, responsabile delle reti di economie sociale.