Economia
Lavoro
16 gennaio 2015
17:06

Professioni intellettuali in aumento, Irpet: Una torta sempre più piccola

FIRENZE - Il mondo delle professioni intellettuali non è più sinonimo di benessere e privilegio. Colpite dalla crisi economica che ha ristretto il mercato e messo in difficoltà soprattutto i giovani, sia che appartengano a ordini e collegi professionali, sia che facciano parte dell'esercito in espansione dei prestatori d'opera e delle partite Iva, quelle che un tempo erano viste come attività accattivanti dal punto di vista del reddito oltre che interesssanti sbocchi di lavoro, vivono una fase di stallo.

Basti pensare che, a fronte di una contrazione del Pil del -4,7%, le professioni sono aumentate di oltre il 53%: una torta sempre più piccola, che sono sempre di più a doversi spartire, in un processo di terziarizzazione che la Toscana vive in maniera particolarmente accentuata.

E' quanto emerge dall'indagine curata da Irpet e Sociolab, presentata oggi dal ricercatore Irpet Enrico Conti nel corso del convegno della Regione su "Il mondo delle professioni intellettuali" a Sant'Apollonia a Firenze.

Prima di tutto qualche dato sulla consistenza del settore, che in Toscana vede un suo primato. Il 10 per cento degli occupati toscani appartiene a questo mondo. Il censimento fatto dalla Regione in collaborazione con ordini e collegi e associazioni professionali nell'ambito dell'indagine ha appurato in Toscana le professioni intellettuali sono più presenti che nel resto d'Italia, sia per quanto riguarda gli iscritti e ordini e collegi, sia per quelle professioni che non sono regolamentate.

Al 31 dicembre 2013 gli iscritti ad Ordini e Collegi professionali erano 148.000, circa 39 professionisti ogni mille abitanti, 4 in più della media nazionale.

La parte del leone la fanno alcune professioni sanitarie, medici, dentisti e infermieri in testa: con 54 mila iscritti rappresentano un terzo del totale. I medici, da soli, sono circa 32 mila. All'estremo opposto i notai, unica figura rigidamente regolamentata in ingresso e la cui presenza ha registrato addirittura una flessione dell'8%. Seguono ingegneri (13 mila circa), avvocati (circa 12 mila), architetti (10.592), geometri (circa 10 mila), commercialisti (9mila), farmacisti (circa 6 mila), psicologi (5.572), giornalisti (5.327).

Più problematico fare un quadro delle tante professioni non regolamentate da Ordini o Collegi, come ad ad esempio fisioterapisti, logopedisti, podologi e altre professioni tecniche. Tali professioni sembrano rappresentare circa il 9% del totale delle professioni intellettuali, a fronte del 91% di quelle raccolte in ordini e collegi.

Fin qui i dati nudi e crudi. L'indagine ha preso in considerazione un campione di 2.327 professionisti, appartenenti o non appartenenti ad ordini, fra cui prestatori d'opera e partite Iva. Al campione si richiedevano dati sulla consistenza strutturale e sulle prospettive.

Risultato: un universo di imprese molto piccole, per l'80% sotto i 5 dipendenti e con fatturati che negli anni sono andati diminuendo, con progressivo contrarsi dei mercati. Imprese soprattutto fatte da giovani, quasi il 48% è sotto i 40 anni, mentre il 28,6% è fra i 40 e i 50. E talmente piccole che solo il 19% di esse può avere o retribuire dei tirocinanti. Di queste, comunque, ben il 79% ha fatto ricorso al progetto regionale Givanisì. Emblematico il dato sui fatturati: il 60% delle imprese campione denuncia un fatturato inferiore ai 50 mila euro l'anno.

La via di uscita? Secondo gli esperti è quella di seguire la voglia di innovazione, fare rete, strutturarsi meglio per fronteggiare i mercati e seguirne l'andamento e le novità. Un nucleo dinamico esiste, le competenze pure. La Regione sta mettendo a disposizione spazi di confronto e strumenti.