18 gennaio 2017
17:06

Quando il fanatismo se la prende con l'arte

FREDERICH HARTT L'arte fiorentina sotto tiro - CLICHY
In tempi in cui l'orrore della guerra e del fanatismo pretende il suo tributo non solo di vite ma anche di opere d'arte - pensiamo a Mosul o a Palmira - fa bene leggere questa storia di un uomo che la guerra - un'altra guerra, ma non importa - ha attraversato con la sola missione di salvare l'arte.
la storia, raccontata in prima persona, di un giovane storico dell'arte che dal New England sbarca in Italia con l'esercito alleato: uno dei "monument men", ovvero degli uomini che si spingeranno in prima linea per salvare il nostro immenso patrimonio dalle distruzioni dei combattimenti e dalle razzie dei nazisti.
Diario e cronaca ma anche avventura appassionante. Con momenti di straordinaria commozione: il giorno in cui i ponti e le torri medievali di Firenze furono spazzate via dalle mine naziste, ma anche il giorno, poco dopo la Liberazione, in cui proprio Hartt caricò un intero treno di opere che a Firenze erano state sottratte: e quello fu anche il primo convoglio civile a riattraversare il Po dopo la guerra.
E' bella la figura di Hartt, che a Firenze tornerà per l'alluvione del 1966 - altra ferita enorme alla nostra arte - per poi esservi anche seppellito.
Pensare ai quadri, alle statue, nell'orrore della guerra? Sì, pensare anche all'arte. Perchè anche questo è opporre la civiltà alla barbarie e aprirsi un varco verso il futuro.