Economia
Sociale
8 aprile 2015
15:39

Rapporto Irpet, il valore aggiunto della comunità cinese a Prato

FIRENZE – La via dell'integrazione, sociale ed economica, è una necessità: l'unica capace di portare vantaggi a tutti, alla comunità cinese e al resto dell'economia pratese. L'unica strada per lo sviluppo del distretto industriale.

E' la tesi che emerge dall'ultimo rapporto Irpet sulle imprese e la comunità cinese a Prato presentato alla fine di marzo. Dati - quelli pubblicati dall'istituto regionale per la programmazione economica - che confermano il primo studio presentato un un anno fa e che dicono che il contributo al Pil del 'distretto parallelo' (sempre meno parallelo e sempre più convergente) è ben superiore a quello demografico.

I numeri
I cinesi a Prato sono il 9 per cento di tutta la popolazione, anche se i residenti 'veri' – era stato ipotizzato l'anno scorso - potrebbero benissimo essere 40-45 mila contro i soli 17mila iscritti all'anagrafe. Consumano (e spendono) per 172 milioni di euro, che è il 5 per cento del totale (e dunque la metà del loro peso demografico). Ma la comunità cinese contribuisce per l'11 per cento al Pil provinciale, 705 milioni, e gli investimenti valgono l'8 per cento, ovvero 125 milioni. Le esportazioni incidono per il 33 per cento. Cifre non trascurabili.

L'Irpet l'anno scorso aveva quantificato in due miliardi l'anno la produzione del distretto 'cinese', con oltre cinquemila imprese presenti sul territorio.

Se non vi fosse la comunità cinese, spiega ora l'Irpet, il Pil della provincia di Prato sarebbe più basso del 22 per cento, considerando effetti diretti, indiretti e indotti. Il valore aggiunto delle imprese non cinesi si ridurrebbe del 9 per cento, mentre le importazioni regionali ed estere si ridurrebbero del 36 e 39 per cento.

Tra criticità e opportunità
Certo non sono tutte rose e fiori. Da sempre le opinioni sulla comunità cinese a Prato si dividono tra pessimisti e ottimisti. I primi ritengono che il loro insediamento abbia solo prolungato l'agonia di settori industriali oramai maturi e modalità organizzative non più sostenibili impedendone l'ammodernamento. Gli ottimisti sono convinti che abbia portato invece nuove risorse umane e un modello produttivo tuttora vitale. C'è anche una terza via, fatta di un intreccio di opportunità e rischi.

Sicuramente c'è un problema che riguarda la sicurezza sul lavoro e il rispetto delle regole, che la Regione ha affrontato con un progetto mirato tenuto a battesimo l'anno scorso e che prevede il controllo di 7.700 aziende in tre anni: oltre cinquemila a Prato, le altre tra Firenze e Pistoia. Un progetto, su cui si è soffermato anche oggi il presidente della Toscana Enrico Rossi, che prevede anche un patto per la regolarizzazione ed emersione delle imprese non in regola, con il coinvolgimento delle associazioni di categoria e gli ordini professionali.

Un po' più radicati, con qualche problema a scuola
Nel 2013 il 78% dei residenti cinesi con non più di 17 anni era nato a Prato. E' un segno di progressivo radicamento sul territorio. Ma va anche detto che complessivamente i residenti cinesi nati a Prato sono solo il 23%: non molti di più di quanti (il 17%) erano nel 2005, con il 73% degli immigrati che risulta ancora nato all'estero.

I ragazzi cinesi studiano, ma forse meno che altri. Sono pochi infatti quelli che vanno alla scuola dell'infanzia (il 46% contro il 38% del 2005). E solo il 63% frequenta le scuole superiori, in lieve calo rispetto al 2006 e in controtendenza rispetto all'impennata di altre etnie.

Dalle confezioni al tessile e il terziario
I cinesi confermano anche la loro forte propensione all'impreditorialità. A giugno 2014 le imprese gestite da cittadini cinesi erano il 17 per cento di tutte quelle della provincia: 39 imprese ogni cento cinesi in età attiva. Rispetto alle sole ditte individuali, quelle cinesi arrivavano addirittura all'88 per cento.

Ma l'imprenditorialità cinese si sta progressivamente diversificando. Un tempo c'erano solo confezioni, oggi cresce il peso del tessile. Cresce anche il peso del terziario, commercio (all'ingrosso) e ristoranti davanti a tutto. Gli imprenditori cinesi sono più simili oggi ai loro colleghi pratesi. Nella comunità cinese cresce anche la voglia di partecipare. E questo dovrebbe aiutare l'integrazione. Con il valore aggiunto di una rete di relazioni internazionali e con il loro paese di origine.

 

Per approfondire:
Leggi qui lo studio dell'Irpet sulle aziende cinesi