Tutta la Toscana
30 marzo 2023
12:09

Romeni, italiani, nuovi europei. Le radici di una comunità

La storia di trent'anni di immigrazione in Italia e in Toscana dove i residenti sono quasi 75 mila 

Romeni, italiani, nuovi europei. Le radici di una comunità

I dati raccolti dall’Istituto di studi politici San Pio V e dal Centro studi e ricerche Idos rilevano oggi 1.076.412 cittadini romeni presenti in Italia, quando il censimento del 1991 si fermava a poco meno di 10.000 presenze. La comunità romena rappresenta oggi la prima comunità straniera del nostro Paese, pari al 20,8% del totale degli stranieri residenti. 

Sono i numeri contenuti nelle pagine di “Radici a metà”, il volume presentato nella sala Pegaso di Palazzo Strozzi Sacrati nell’ambito del convegno “I romeni in Italia, fra vecchi stereotipi e nuovi orizzonti” al quale hanno partecipato, fra gli altri, il presidente della Regione Giani, S.E Gabriela Dancău, ambasciatore di Romania in Italia e Sara Funaro, assessore all’Educazione, welfare e immigrazione del Comune di Firenze, assieme a S.E. Paolo Fagiolini, console onorario di Romania per la Toscana, dove viene raccontata l’evoluzione di trent’anni di immigrazione dalla Romania in una analisi che in modo approfondito ne descrive il profilo, la natura ed i possibili futuri sviluppi attraverso dati e ricerche che evidenziano opportunità e punti critici di una presenza in costante evoluzione dal punto di vista economico e civile.

Il volume, ha sottolineato l’ambasciatrice Dancău, andando anche oltre i dati statistici riportati, “coglie i sentimenti ed il senso dell’immigrazione romena in questi ultimi trent’anni e testimonia oggi le esperienze di integrazione individuale e collettiva di successo di una comunità che attraverso il suo lavoro e la disponibilità dimostrata dalla società italiana ha trovato una sua compiuta dimensione e una condivisione di valori comuni”.

“Radici a metà” descrive il presente e guarda al futuro, in una prospettiva rivolta alla crescita del livello di partecipazione della comunità alla vita sociale italiana nei settori più qualificati, anche in considerazione del contributo del 2% annuo che i lavoratori romeni portano al PIL italiano in base agli ultimi dati raccolti dall’ISTAT.

Una presenza importante ed attiva oggi in modo crescente nel settore terziario, che assorbe circa la metà dei lavoratori romeni, mentre un terzo è occupato nell’industria e poco più del sette per cento nell’agricoltura. A livello di comparti, emergono gli alti livelli occupazionali nell’edilizia e nei settori dei servizi alle famiglie ed alla persona.

In Toscana sono Firenze, con circa 18mila residenti, il numero più alto fra le comunità europee ed extraeuropee presenti, ed Arezzo, che ne conta oltre 11mila, le province dove la presenza dei cittadini romeni è più alta, su un totale di residenti nella regione che raggiunge quasi le 75mila persone. Una collettività ben insediata dove i lavoratori censiti sono quasi 47mila e i pensionati più di 2500.

Numeri, come ha puntualizzato Sara Funaro, “che evidenziano lo sviluppo, la ricchezza culturale e le opportunità offerte dal contributo della presenza migratoria, in continua evoluzione dal punto di vista sociale. Tra i ragazzi stranieri che si laureano in provincia di Firenze fra le prime tre nazionalità c’è quella romena, con un esponenziale incremento rispetto agli anni passati. Questo significa che oggi c’è una comunità che ha compiuto e sta compiendo un percorso importante nel contributo che offre al territorio che la ospita. Nel report realizzato periodicamente dal Comune di Firenze sulle dinamiche economiche presenti sul territorio la comunità romena è seconda, dopo quella cinese, per numero di ditte individuali registrate. Numeri che raccontano l’arrivo di persone con percorsi strutturati e che superano gli interventi e le iniziative di welfare ed inclusione attivati dall’Amministrazione”.

Una comunità aperta al contributo delle giovani generazioni, che in un contesto mondiale sempre più globalizzato avranno orizzonti più vasti di quelli limitati tra Italia e Romania e la possibilità di scegliere un’identità personale nuova e radici che conciliano il patrimonio culturale ed umano di questi ed altri Paesi in un laboratorio europeo ancora tutto da costruire.