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13 ottobre 2016
16:28

Rossi a Bruxelles, l'intervento integrale sul "Ruolo della politica di coesione come attuazione delle priorità UE"

FIRENZE - Enrico Rossi è da ieri a Bruxelles per una serie di appuntamenti istituzionali. Stamattina presso il Centro Borschette ha svolto l'intervento di apertura della conferenza sul "Ruolo della politica di coesione come attuazione delle priorità Ue" alla presenza di Corina Creţu, Commissario europeo per la politica regionale; Nicholas Martyn, Vice Direttore Generale DG REGIO; e Nicola de Michelis, capo di gabinetto del Commissario. Questo l'intervento integrale.

"Grazie signora Commissaria Creţu, signore e signori,
voglio iniziare dicendo che condivido molto il contenuto e le parole dell'intervento introduttivo della Commissaria Creţu. A me sembrano, e sono convinto che sia così, le parole di una Commissaria che vuole difendere e rilanciare le politiche di coesione. Siamo qui perché crediamo fermamente nella politica di coesione, vogliamo che funzioni e desideriamo rinnovarla. La politica di coesione fu creata affinché tutte le Regioni d'Europa fossero in grado di partecipare al mercato unico. Il suo compito era quello di compensare le inevitabili e diseguaglianze che il mercato avrebbe potuto produrre agendo sui diversi punti di partenza delle Regioni e degli Stati dell'unione.
Il mercato unico ha richiesto fin dall'inizio, per poter funzionare, una politica di coesione.
Oggi, come già diceva la Commissari Creţu, la crisi finanziaria, economica e sociale pone un problema d'urgenza e di un bisogno maggiore di politiche di coesione: politiche che devono servire ad alleviare l'impatto degli shock che la crisi ha prodotto in diverse situazioni; non solo nei contesti più poveri ma anche quelli più avanzati.
Non dimentichiamo inoltre che la politica di coesione è l'unica politica pubblica d'investimento che coinvolge tutte le Regioni europee. Come è già stato detto, sappiamo che ciascun euro d'investimento del periodo 2007- 2013 sarà capace di generare quasi 3 euro di Pil aggiuntivo entro il 2023.
Il valore economico di questa politica è chiaro. In futuro sarà opportuno considerare se il Pil dovrà continuare ad essere l'unico metodo di valutazione per differenziare le regioni tra loro o se a questo parametro dovranno essere affiancati da altri criteri di valutazione: geografici, socio economici, ambientali o anche progetti specifici. Oggi più che mai, dunque, la politica di coesione è attuale e per questo è necessario rinnovarla, renderla più flessibile e soprattutto assicurare un collegamento stretto con tutta la politica di governance dell'Unione europea. Oggi siamo qui per discutere di questi temi, dare il nostro contributo come CRPM e sono certo sarà un contributo prezioso. Vogliamo evidenziare come i fondi strutturali siano a servizio delle attuali priorità europee, già richiamate dalla Commissaria Creţu, tra cui le migrazioni, la crescita , la disoccupazione ma anche il cambiamento climatico. Sappiamo che la crescita è la priorità per tutti.
Questo concetto è stato richiamato con forza dal Presidente della Commissione Jean Claude Juncker, ma, purtroppo, nel suo discorso sullo stato dell'Unione non è stato fatto nessun riferimento alle politiche di coesione e ai fondi strutturali. Vogliamo credere che sia solo una dimenticanza. Inoltre la recente proposta di una revisione di medio termine del budget dell'Unione Europea si presenta con aspetti positivi, ma anche con alcuni punti negativi. Anche se accogliamo con favore gli sforzi volti ad una semplificazione dei programmi, il finanziamento aggiuntivo per l'iniziativa dell'occupazione giovanile, l'estensione delle iniziative alle piccole e medie imprese e la creazione di una priorità di investimenti per l'integrazione dei migranti, dobbiamo constatare che la Commissione ha però parallelamente ridotto le politiche per la coesione nella previsione di bilancio UE 2017 per un importo pari al 25%.
Su questa riduzione pesa anche l'avvio tardivo della programmazione 2014-2020. Le domande di pagamento, come veniva detto da parte degli Stati membri sono ancora limitate, ma ciò non significa, e su questo punto dobbiamo essere chiari, che il lavoro della Autorità di gestione sia in ritardo, anzi. Io penso che dovremmo trovare il modo di premiare e incoraggiare il loro impegno.
Ricordo ad esempio a questo proposito che la mia Regione, la Toscana, ma non siamo certamente noi soli ha addirittura anticipato per 80 milioni gli interventi della politica di coesione nelle more dell'approvazione dei programmi operativi da parte dell'Unione Europea. Permettetemi quindi di avere anche delle riserve sulla proposta della Commissione di revisione del quadro finanziario 2014-2020, proposta che chiede un trasferimento, pur volontario, dalla politica di coesione ad altre politiche dell'Unione Europea.
Comprendo che sia necessario assicurare flessibilità nel bilancio UE per far fronte a nuove emergenze ma credo che non si possa ridurre la politica di coesione. Signori, quando decideremo che l'1% del Pil europeo è insufficiente per sostenere i bisogni del progetto europeo in questa fase? Da troppo tempo siamo fermi su questa logica. A parte le geniali intuizioni di un grande presidente socialista come Jacque Delors, da allora nessun passo avanti è stato mai fatto, anzi casomai abbiamo fatto qualche passetto in dietro, sulla percentuale di Pil dedicata ai progetti e a fondi strutturali.
Il progetto europeo è in stallo anche per questo, ma forse dobbiamo partire da questa criticità per sperare in un futuro diverso, un'opportunità per rilanciare le politiche di coesione.
La visione del futuro che propongo è chiara. Le politiche di coesione sono più di un semplice finanziamento a pioggia, sono politiche radicate nei trattati dell'Unione ed è nostro compito, di Presidenti delle Regioni rinnovarla e far cambiare la loro connotazione che talvolta è criticata e vista come negativa.
Ad esempio il dibattito che oppone le politiche di coesione agli strumenti finanziari come quelli del Piano Juncker a mio avviso non è utile. Gli strumenti finanziari supportati dal piano Juncker sono adatti ad interventi basati sul mercato ma i contributi e i fondi strutturali sono talvolta più efficienti degli strumenti finanziari per realizzare altri obiettivi. Obiettivi legati al territorio e su questo ribadisco che la Commissaria Creţu ha ragione nel dire che la politica di coesione non è uno strumento finanziario. Questo non vuol dire che siamo contrari al piano Juncker e all'uso degli strumenti finanziari per aumentare l'effetto leva. Vorremmo che il suo approccio e la sua metodologia di intervento non fossero slegate dalla politica di coesione e fosse concepito in maniera coordinata alla programmazione pluriennale al fine di assicurare una sola politica di sviluppo. Su questo tema credo che anche noi Regioni dobbiamo avanzare proposte e farci avanti per chiedere un tavolo di discussione e di coordinamento tra contributi e politiche finanziare e strumenti finanziari.
Del resto dobbiamo far fronte insieme alla drammatica carenza di investimenti in Europa. Per questo ribadiamo la nostra richiesta per rilanciare gli investimenti: chiediamo di escludere dal calcolo del patto di Stabilità e Crescita il contributo nazionale regionale dei finanziamenti che concorrono ai fondi strutturali. Purtroppo, malgrado il Parlamento Europeo ne abbia fatta esplicita richiesta, si continua a perseverare in questo errore che non fa altro che ritardare gli investimenti di cui l'Europa ha bisogno. Ovviamente, e qui mi permetto di avanzare una proposta che giudico forte per il futuro, occorre rafforzare la condizionalità ex ante, utilizzare, cioè, le risorse in modo selettivo inserendole in un progetto che ha una dimensione europea e non solo nazionale o regionale. Ad esempio potremmo rafforzare convergenze anche tramite risorse nazionali finalizzate ad assicurare visioni e strategie economiche comuni per rafforzare l'Unione Europea. In Toscana, porto l'esempio della mia Regione, non abbiamo più politiche di programmazione separate dai fondi dell'Unione Europea.
Non spendiamo le nostre risorse se non finalizzandole agli obiettivi, ai 5 obiettivi fondamentali che ci ha proposto il Programma 20-20. Il nostro piano di Sviluppo Regionale ha assunto prioritariamente gli obiettivi del Programma 20-20 integrandoli con le risorse europee. Non c'è differenza tra gli obiettivi della Programmazione 20-20 e il Piano di Sviluppo Regionale della Toscana. Credo che questa potrebbe diventare una condizionalità interessante per rafforzare la richiesta di avere più fondi strutturali e più politiche di coesione e dimostrare che queste politiche stanno in un quadro generale di programmazione europea. Non ho invece alcun timore ad affermare la contrarietà all'applicazione della condizionalità macroeconomica. Durante l'audizione della settimana scorsa al Parlamento europeo, nel dialogo strutturato tra le commissioni Affari regionali ed Economico-finanziaria è stato ribadito che la Spagna e il Portogallo rischiano di vedersi sospendere nel 2017, i così detti "impegni di spesa per i fondi strutturali" per il mancato rispetto degli obiettivi di deficit riconosciuto a luglio.
Dobbiamo però fare attenzione: le Regioni non hanno responsabilità sul rispetto delle regole imposte dal patto di flessibilità e questo a mio parere è un no sense economico e politico ma anche morale visto che si rischia di penalizzare chi è in difficoltà. Mi domando: quale messaggio verrà recepito? E ovviamente sarà un messaggio negativo dai nostri cittadini in questi territori dove già spira un forte vento di antieuropeismo. Riflettiamo bene quindi sulla condizionalità macroeconomica per non distruggere con un'iniziativa quello che cerchiamo di costruire su tanti altri versanti. Infine due temi che considero importanti: uno è stato sollevato con forza anche dalla commissaria Creţu, e su questo dobbiamo lavorare e studiare per garantire una corretta informazioni al cittadino sui benefici della politica di coesione: dovremo costruire delle linee guida, oltre che stanziare finanziamenti, in modo che risulti chiaro quali interventi e quali opere sono state realizzate grazie ai contributi dell'Unione Europea.
Altrimenti l'Unione Europea rischia di essere vista come burocratica, un soggetto che impone regole e che con le politiche di rigore e di austerità e frena lo sviluppo. Linee guida per l'informazione, per una corretta informazione. Dovremmo lavorare su questo per dare maggiore consapevolezza e conoscenza dei benefici. Girando nella mia Regione posso assicurarvi, e questo credo sia valido per tante altre Regioni, che tanta modernità, tanta bellezza e tante situazioni di rilancio occupazionale sono state realizzate grazie ai contributi dell'Unione Europa ma non siamo stati in grado di farlo sapere sufficientemente ai cittadini.
E in fine l'altro punto: non ho nulla da aggiungere sul tema della legislazione, sulla necessità di semplificare. Dico soltanto che dovremo preoccuparci di più dell'outcome che delle procedure. I controlli sulle procedure sono necessari ma ancora di più, a mio parere, dovrebbero essere i controlli sui risultati effettivi delle politiche che stiamo facendo. E questo è un capitolo su cui anche la CRPM sta lavorando molto e che sarà affrontato nella prossima assembla generale che avrà luogo nell'arcipelago delle Azzorre il 3 e 4 novembre. Grazie a questa conferenza odierna sapremo certamente apportare un contributo sostanziale al dibattito, ormai avviato, affinché la Commissione possa disporre di tutti gli elementi utili per proporre una visione della politica di coesione nel 2017 rinnovata nei suo obiettivi e nella sua concezione.
Vi ringrazio per l'attenzione."

Nel pomeriggio, sempre a Bruxelles, la responsabile dell'Ufficio regionale Giovanisì Chiara Criscuoli parteciperà alla conferenza 'Il ruolo della Politica di coesione nell'indirizzare le priorità europee' organizzata dalla Conferenza delle regioni periferiche e marittime con un intervento nella sezione "Il contributo della Politica di coesione alla governance economica europea" in cui racconterà l'evoluzione del progetto come esempio concreto di politiche e opportunità regionali rivolte al mercato del lavoro e ai sistemi di istruzione e formazione.

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