Istituzioni
17 marzo 2011
8:21

Rossi a Livorno: 'Rafforziamo il patto unitario'

FIRENZE - "W l'Italia tutta intera!" Con queste parole il presidente della Regione Enrico Rossi ha concluso il discorso ufficiale pronunciato questa mattina a Livorno, in occasione della celebrazione del 150 anniversario dell'Unit italiana. Un discorso tutto centrato sul ruolo della Toscana e di Livorno in particolare nel processo unitario.

Livorno, ha detto tra l'altro Rossi, una citt "rosso-garibaldino, che offr all'Italia tanti giovani volontari e in cui il Risorgimento ha maturato una forte impronta democratica e repubblicana. Livorno stata un vero e proprio centro propulsore del nostro Risorgimento". Il presidente ha inoltre invitato a "rafforzare il patto unitario tra nord e sud", a considerare "l'asse Risorgimento, Resistenza, Costituzione come la spina dorsale dell'unit d'Italia" e ha ribadito l'attenzione prioritaria della Regione nei confronti dei giovani, a cui vanno assicurate le opportunit per cambiare in meglio il paese.

Ecco il testo integrale del discorso del presidente Enrico Rossi.

Signor Sindaco,

Autorit presenti,

Signore e Signori,

Il 17 marzo 1861, 150 anni fa, il parlamento sabaudo proclam Vittorio Emanuele II re d'Italia. Oggi, un secolo e mezzo dopo, festa. E' una festa civile. Una festa che serve per celebrare l'unit d'Italia, un'unit partecipata, in una giornata speciale, simbolica.

Il 17 marzo 2011 un giorno importante, rappresenta l'emancipazione del nostro Paese dopo secoli di divisioni e dominazioni straniere.

Il 17 marzo scandisce una vicenda collettiva. E' nella festa civile che la nazione rende visibili le ragioni della propria esistenza ed esprime una sorta di felicit pubblica. Come accade in altri Paesi: basti pensare al 4 luglio in America o al 14 luglio in Francia o al nostro 25 aprile o 2 giugno. Sono date simboliche in cui una nazione rende pubbliche le ragioni della propria esistenza e cos facendo le rinvigorisce.

Sono molto contento di essere qui a Livorno, oggi, insieme a tutti voi. Una citt , la vostra, rosso-garibaldino, che offr all'Italia tanti giovani volontari e in cui il Risorgimento ha maturato una forte impronta democratica e repubblicana. Livorno stata un vero e proprio centro propulsore del nostro Risorgimento.

Basti ricordare l'accoglienza trionfale che Livorno riserv a Mazzini, l'8 Febbraio 1849. Il Corriere livornese pubblic le sue parole: "In Livorno arrivai esule nel 1830 e mi strinsi a fratello con quegli uomini che voi innalzaste al potere. Livorno ebbe i miei pensieri sempre, e son lieto oggi di rivederla come la pi patriottica citt d'Italia. I plausi che a me fate, dirigeteli ai principii ch'io professai, giammai all'uomo:"

Durante la Seconda Guerra di Indipendenza circa 800 livornesi il 17 Aprile 1859 partirono dal Molo Mediceo diretti a Genova. Poco dopo cadeva il governo fiorentino sostituito da un governo provvisorio nel quale entrava anche il livornese Vincenzo Malenchini, con Ubaldino Peruzzi, ed Alessandro Danzini. Gli 800 volontari livornesi, giunti in Piemonte, furono in parte arruolati nell'esercito regolare e in parte aggregati ai Cacciatori delle Alpi di Garibaldi.

Numerosi livornesi parteciparono poi con Garibaldi alla spedizione dei Mille, partita da Quarto il 5 Maggio 1860. Un primo contingente di 35 volontari comandati da Jacopo Sgarallino lasci Livorno il 1 Maggio diretto a Genova. Un secondo contingente di 77 agli ordini di Andrea Sgarallino lasci Livorno il 2 Maggio diretto a Talamone. I due gruppi confluirono nella spedizione verso la Sicilia. Andrea Sgarallino port la bandiera che aveva salvato a Curtatone e Montanara il 29 Maggio 1848 e l'affid a Cesare Gattai, uno dei pi giovani partecipanti all'impresa, che mor successivamente a Calatafimi.

Guidati dal livornese Vincenzo Malenchini, che aveva combattuto a Curtatone e Montanara, altri 1200 volontari toscani, di cui 800 livornesi, partirono il 19 Giugno 1860 da Calambrone per raggiungere Garibaldi in Sicilia.

Tra le figure pi significative del Risorgimento livornese vorrei ricordare:

Giuseppe Bandi, mazziniano, segretario della Giovane Italia arrestato e liberato dopo la fuga di Leopoldo II dalla Toscana, imbarcato da Quarto con i Mille per la Sicilia, ferito a Calatafimi e successivamente, nel 1877 fondatore qui a Livorno del quotidiano Il Telegrafo.

Enrico Bartelloni, fucilato dagli austriaci il 17 Maggio 1849 dopo l'eroica resistenza della citt che il 10 e 11 Maggio cerc di resistere al ritorno del Secondo Corpo d'Armata austriaco comandato dal Generale d'Aspre; era uno dei capi della corrente democratico-mazziniana, insieme a Francesco Domenico Guerrazzi. Di mestiere faceva il bottaio. Per occuparsi delle questioni politiche era stato costretto a trascurare il proprio lavoro ed i propri interessi personali. Poco tempo prima dello scontro finale aveva scritto ad un amico: "Caro amico, sono a pregarla di un favore. Di un prestito di lire venti, ma se Tu non puoi guarda almeno di mandarmi uno zecchino perch sono imbarazzato per la pigione di casa. Alla restituzione conta a Natale".

Questi sono gli uomini che hanno fatto il nostro Risorgimento.

E' proprio alle nuove generazioni che deve guardare questo anniversario. Con lo spirito, perch no, che anche quello di Lucio Villari, nel suo splendido "Bella e perduta": "Non una voce stanca e nostalgica, ma quella di un giovane, allegro e lievemente incantato, dovrebbe raccontare le avventure e gli avvenimenti che hanno portato al Risorgimento dell'Italia".

Furono soprattutto i giovani i protagonisti del nostro Risorgimento. Entusiasmo, passione, convinzione e amore per l'Italia tutta intera: erano ideali forti, vissuti con intensit . Loro hanno costruito l'Italia unita. Tocca a noi oggi impegnarci per migliorarla, cambiarla, adeguarla, consegnando loro gli strumenti e le opportunit per farlo.

Noi in Toscana ci stiamo provando. Ai nostri giovani vogliamo dare una ragione per credere nel futuro, assicurando aiuti e politiche mirate per favorire la conquista dell'autonomia personale e la possibilit di trovare un'occupazione adeguata. Stiamo poi lavorando ad una legge sui principi e sui valori che da sempre hanno caratterizzato il modo di intendere e di vivere l'esperienza autonomistica, una legge che rilanci l'insegnamento dell'educazione civica e la cittadinanza attiva e responsabile

Signor Sindaco, Autorit , Cittadini,

oggi, nonostante i tentativi di svalutare il Risorgimento, il valore dell'unit nazionale non in discussione. Una recente ricerca dell'Universit di Siena ci dice che il 90% degli intervistati convinto che l'unit nazionale sia un fatto positivo, senza differenze tra le diverse aree politiche.

Anche il giudizio critico dei cittadini del Nord nei confronti del Sud non si traduce in un atteggiamento favorevole alla separazione, bens in uno scetticismo verso una politica di aiuti incondizionati alle regioni meridionali.

Lo dico con convinzione: celebrare l'unit d'Italia significa lavorare per rafforzare il patto unitario tra Nord e Sud.

Sono quindi incomprensibili le divisioni che si sono manifestate in occasione di questo anniversario. In realt dietro le motivazioni produttivistiche si nascosta la volont di svalutare il Risorgimento e indebolire l'unit nazionale.

Il nostro l'unico grande paese europeo che ancora resta diviso a proposito del momento fondante della propria storia nazionale.

Eppure ci vuole poco a capire che l'unit d'Italia ha rappresentato lo strumento decisivo per la nostra emancipazione culturale, civile, economica. Cos come l'ingresso nell'euro ha rappresentato un importante fattore di stabilit monetaria assai preziosa soprattutto nei momenti di crisi.

Proprio per questo il patrimonio risorgimentale deve essere valorizzato e conosciuto, perch fu una battaglia per l'affermazione dello Stato-nazione, una sovranit che non appartiene n a un singolo, n a gruppi ristretti, ma all'intera popolazione che vive in un territorio.

Fu una battaglia combattuta in nome della libert e della democrazia e fu l'avvio di un cammino lento e difficile di ingresso del popolo nella vita dello Stato e nella conquista di diritti prima inesigibili.

Persino il federalismo, tema onnipresente nel dibattito pubblico, trova in correnti del pensiero risorgimentale il proprio momento di nascita e di visibilit politica, pur nella sconfitta del modello allora proposto.

Dobbiamo poi sgomberare il campo da un equivoco di larga presa, secondo cui uno Stato nato da profonde lacerazioni interne (repubblicani e monarchici, centralisti e federalisti, clericali e laicisti) come minato alle radici, un cavallo zoppo. Se cos fosse, sarebbe la storia comune di tutti gli Stati moderni, nessuno esente da una fase iniziale piena di contraddizioni e di spinte diverse, pur dentro un medesimo obiettivo unitario. Gli esempi sarebbero tantissimi.

L'argomento non ha forza propria, al di l della polemica politica contingente. Giusto invece ogni contributo che "smonti" la retorica celebrativa di cui nessuno sente la necessit , tanto pi nell'era che ha visto il tramonto di miti pericolosi come quello della guerra, e presenti invece aspetti della nostra storia nazionale che hanno bisogno di essere rivisitati e meglio compresi.

Ci interessano i problemi che il processo di unificazione nazionale ha messo sul tavolo e che magari rimangono come questioni aperte dell'Italia di oggi e vogliamo far emergere lo straordinario contributo che la Toscana ha dato all'Italia in termini di idee e di protagonisti.

Signor Sindaco, Autorit , Cittadini,

c' ancora molto da fare e forse la prima cosa proprio quella di strappare il Risorgimento alla liturgia degli omaggi formali ai padri della patria.

Ha ragione lo scrittore Antonio Scurati quando afferma che: " l'unica stagione epica del nostro immaginario poetico-nazionale anche la pi dimenticata". La stragrande maggioranza degli italiani ha incontrato il Risorgimento solo sui banchi di scuola, quasi sempre in forme che hanno finito per rendere antipatici o noiosi personaggi come Mazzini, Cavour o Cattaneo.

un peccato. Cos abbiamo perso il senso di una straordinaria epoca di impegno ideale, generosit e coraggio.

In conclusione mi piace ricordare le parole del presidente Ciampi: "L'asse Risorgimento, Resistenza, Costituzione la spina dorsale dell'unit d'Italia: un filo rosso che si svolto nella storia attorno alle parole riscatto e dignit . Una tensione e uno slancio che contrastano con la condizione di ripiegamento e di torpore spirituale dei nostri giorni".

Compito nostro quello di lavorare per uscire da questa situazione. Possiamo farlo a condizione di riuscire a garantire il pieno sviluppo di due valori fondamentali: la libert e l'uguaglianza. Non sono in contrasto ma anzi l'una presuppone l'altra.

W l'Italia tutta intera!

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