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12 agosto 2012
8:36

Rossi all'Unità: 'La sinistra si batta per salvare il Welfare'

FIRENZE - "È in pericolo il nostro sistema sociale". Le preoccupazioni del presidente della Regione Toscana Enrico Rossi in un'intervista raccolta dal giornalista Vladimiro Frulletti e pubblicata oggi dall'Unità nelle pagine nazionali. Di seguito il testo integrale dell'articolo, scaricabile da qui anche in versione pdf.

Rossi: «È in pericolo il nostro sistema sociale»

(L'Unità - pagina 5)

VLADIMIRO FRULLETTI vfrulletti@unita.it

Uno «tsunami». Il presidente della Toscana, Enrico Rossi, è preoccupato che l'effetto tagli possa risultare «devastante» sui servizi ai cittadini. Chiede alla sinistra di difendere «il fronte del nostro welfare» e al governo di uscire dalla logica esclusivamente rigorista per aprire un vero confronto con le istituzioni locali. A cominciare da una seria lotta all'evasione: «Una tassa sulle grandi fortune come quella francese sarebbe un'eresia?».

"Aumenta il pane, aumenta la benzina governo... governo di rapina". Se lo ricorda questo slogan?

«Certo».

L'accisa sui carburanti è cresciuta di nuovo: 0,51 centesimi al litro. Lo slogan va ritirato fuori?

«No. Mi pare che il Governo come tutto il Paese, sia in grande difficoltà. Purtroppo in Parlamento è sostenuto da una maggioranza in cui ha un ruolo determinate il Pdl. E quindi fa manovre discutibili sia per l'impatto sociale sia per gli effetti sulla crescita».

Lei ha parlato di «tsunami sociale».

«La somma oggi di Monti e prima di Tremonti ha un impatto devastante sui bilanci delle Regioni e degli enti locali perché riduce drasticamente i trasferimenti per la sanità, per i trasporti, per il sociale. Questo preoccupa non solo me ma anche gli altri presidenti di Regione, a cominciare da Errani, e i sindaci».

Lamentele che però anche in passato si sono sentite spesso.

«Forse s'è gridato al lupo troppe volte. Ma non vorrei che ci mancasse la voce proprio quando dovremmo averla. Perché qui si rischia di veder mettere in discussione lo stato sociale. Parole come spending review non bastano a nascondere una preoccupante realtà».

C'era un altro modo per ridurre i costi?

«Discutendo di più con gli enti locali e con le Regioni sui livelli di assistenza da garantire e sui costi standard si sarebbero trovate soluzioni più sostenibili».

L'obiezione è che non volete eliminare gli sprechi.

«Qui non sta in piedi. In Toscana la sfida del rigore l'abbiamo accettata. Abbiamo tagliato le spese obsolete e poco produttive. Abbiamo ridotto i costi della politica tagliando consiglieri e assessori regionali. Sulle province proponiamo una riforma più drastica di quella del Governo: tre grandi aree per tutta la Toscana. Però deve essere chiaro che non saremo mai coloro che liquidano lo Stato sociale non solo perché è elemento di giustizia, ma anche perché è strumento di competitività. Sarebbe da sciocchi rinunciarvi».

Siete un po' conservatori?

«No, siamo riformatori. Il trasporto regionale, unici in Italia, il prossimo anno lo metteremo in gara. Però ci hanno tagliato 160 milioni su 490».

E aumentate biglietti e abbonamenti.

«Solo per chi ha un reddito superiore ai 36mila euro».

Paga chi ha di più?

«Esatto. Stesso principio perla sanità. Abbiamo fatto i conti, e i nostri, visto che siamo gli unici in Italia a avere i bilanci certificati, sono conti veri, e viene fuori che ci hanno tolto qualcosa come 400 milioni».

Come farete?

«Con le riforme. Riorganizzeremo tutta la sanità accentando la sfida che si può migliorare la qualità spendendo meno. E lo faremo assieme alla Toscana, alle istituzioni locali, ai lavoratori. Perché da soli le riforme non si fanno. Però, onestamente, anche questo non basterà e quindi abbiamo deciso una manovra che ci garantisca una sessantina di milioni di nuove entrate con i ticket. Ma pagheranno soli i redditi superiori a 36mila euro che in Toscana sono circa 600mila persone su 3milioni e 700mila abitanti».

Basterà o dovrà aumentare anche l'aliquota Irpef?

«Non sarò certo io a togliere il sostegno agli alunni disabili, o a far richiudere le materne per i tremila bambini in più che anche quest'anno abbiamo garantito con i nostro soldi, né a negare il sostegno alle famiglie sfrattate».

Quindi?

«Quindi, premesso che i conti vanno tenuti in ordine e che non vogliamo fare deficit per poi, magari, nasconderlo sotto il tappeto, dico che i servizi vanno mantenuti anche ricorrendo alla leva fiscale facendo però pagare chi ha di più. Serve equità fiscale. Non c'è ingiustizia più grande, cito Don Milani, che fare parti uguali fra diseguali».

I toscani capiranno?

«Sono convinto che i miei concittadini non vogliono vedersi cancellare i bus o chiudere le scuole o negare il diritto alla salute. Lo so che questo delle tasse è un tabù, però sarebbe meglio affrontarlo apertamente. Anche per la sinistra. Perché c'è bisogno di una politica alternativa a chi crede che l'origine dei nostri mali sia nel nostro Stato sociale».

Per Monti siamo in guerra.

«E la sinistra deve tenere sul fronte dello Stato sociale, altrimenti smarrisce la propria funzione. Il welfare è anche un sistema per ridistribuire la ricchezza come dice Bersani nella Carta di intenti».

In Italia aumentare le tasse sui redditi vuol dire comunque far pagare sempre i soliti.

«Noi introdurremo l'Isee obbligatorio perché fotografa in maniera un po' più veritiera le varie possibilità economiche. Però c'è da combattere l'evasione e chiediamo al governo di darci gli strumenti. Sono curioso, voglio far fare una ricerca sui grandi patrimoni in Toscana».

Perché?

«Perché mi domando se sarebbe un'eresia pensare a una tassa sulle grandi fortune come quella che c'è in Francia».