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28 aprile 2017
17:17

Rossi alla vigilia del Festival d'Europa: "Il futuro della Ue passa anche da nuove politiche di coesione"

FIRENZE  - "L'Unione Europea un sogno e un progetto che deve continuare a vivere. A 60 anni dalla firma dei Trattati e a 30 anni dal varo del programma Erasmus di mobilit tra studenti dobbiamo tutti lavorare per un'Unione pi coesa, equa e ancora pi forte".

Lo sottolinea il presidente della Toscana Enrico nel messaggio affidato agli organizzatori del Festival d'Europa che si ripete ogni due anni, presentato stamani e che animer Firenze, per la quarta volta,  dal 4 al 9 maggio, con oltre cento eventi, venti diverse location, diciotto enti e associazioni coinvolte e studenti Erasmus provenienti da ventotto paesi.

Per Rossi  "alle sirene dei populismi e all'infamia dei muri necessario contrapporre un nuovo umanesimo fondato sulla dignit e sull'uguaglianza delle persone, sulla difesa del lavoro, della libert di movimento". "L'Europa dice - deve continuare a credere nel suo modello sociale, nella sua apertura e nella cooperazione democratica tra paesi. Se questo non avverr , se la Ue sar prudente, spaventata, chiusa, il suo destino rester sopraffatto dagli egoismi, dalle crisi politiche dei singoli Stati, dai tentennamenti verso il governo di una sfida epocale come le migrazioni di massa, dall'incapacit di contrastare la minaccia del terrorismo".

Per il presidente della Toscana la ricetta per costruire l'Europa dei popoli pu essere solo una: rinnovare e potenziare le politiche di coesione, nate per abbattere squilibri e correggere gli errori di un'Europa schiacciata sul mercato. E arrendersi sarebbe fatale.

"Ricordo scrive -  quando Jacques Delors spieg che la coesione era necessaria per compensare la concorrenza tra paesi con diversi modelli di sviluppo. Individu una soglia minima da versare nel bilancio comunitario pari all'1,2% del Pil di ogni paese membro. Oggi, a distanza di un quarto di secolo, siamo scesi allo 0,9%. E' troppo poco. E immaginare una riduzione di questa proporzione sarebbe esiziale. E' dovere delle forze democratiche contrastare facili slogan come "diamo all'Europa pi di quanto prendiamo". I facili e anacronistici egoismi trascurano il valore inestimabile dell'appartenenza al pi grande e ambizioso progetto politico, economico e sociale della storia democratica del dopoguerra".

C' poi l'obbligo di ridare all'Europa "una dimensione popolare e rigenerare l'europeismo come passione politica".  Rossi dice di condividere le parole pronunciate di recente da Michael Braun, consigliere scientifico dell'ufficio italiano della Friedrich-Ebert-Stiftung.

"Ci ha ammonito - spiega - sul fatto che una riduzione ai minimi termini dell'idea d'Europa come luogo di pace e prosperit ereditato dal secondo dopoguerra "non pi sufficiente a mobilitare i popoli europei" in sua difesa, soprattutto perch la prosperit e le maggiori opportunit economiche oggi appaiono meno presenti di quanto non lo fossero allora".

Ricorda anche l'appello, lanciato a met degli anni Quaranta, da Alberto Savinio. "Partigiani di tutta l'Europa, unitevi" diceva. Un appello ancora oggi valido, rivolto a chi si impegna per l'Europa "non per ordine o opportunismo ma per vocazione e sincero proprio impulso".