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25 maggio 2011
17:08

Rossi scrive a Tremonti ed Equitalia: 'Non 'strangoliamo' la capacità di fare impresa'

FIRENZE - La lotta all'evasione è fondamentale, ma al rigore deve accompagnarsi l'equità e la capacità d'impresa non deve essere 'strangolata' da un anomalo funzionamento del nostro sistema fiscale. E' quanto scrive il presidente della Regione Enrico Rossi nella lettera inviata oggi al ministro delle Finanze Giulio Tremonti, e per conoscenza ad Equitalia, in riferimento ad un caso che ha per protagonisti un imprenditore di Calenzano e la stessa Equitalia. Il presidente Rossi ha anche messo a disposizione dei cittadini il suo indirizzo di posta elettronica (enrico.rossi@regione.toscana.it) per la segnalazione di casi analoghi e di contenziosi con Equitalia.

Ecco il testo della lettera inviata a Tremonti:

Signor Ministro,

mi rivolgo a lei per sottoporle un caso emblematico, ma purtroppo non del tutto isolato, di un piccolo imprenditore toscano letteralmente strangolato nella sua capacità di fare impresa dall'anomalo funzionamento del nostro sistema fiscale.

Il caso è quello dell'imprenditore che, avendo rilevato una piccola azienda, la Fabris Ingranaggi di Calenzano, ha scoperto che il precedente proprietario non aveva versato i contributi Inps, e di questo è stato chiamato a rispondere, dovendo fare i conti con le regole imposte da Equitalia.

Equitalia interviene in maniera decisa e ferma, come probabilmente è necessario. Tuttavia vi sono anche casi, come quello in questione, dove l'intervento assume per molti versi un carattere vessatorio e non ragionevole.

L'impresa fabris Ingranaggi si è vista pignorare i macchinari semplicemente perché la propria sede legale coincideva con quella dell'azienda - oggi in liquidazione - dalla quale nel 2009 ha acquistato (da procedura esecutiva di Equitalia) i macchinari oggetto del pignoramento.

Le procedure di Equitalia non permettono eccezioni, e sono state eseguite pur sapendo che i beni appartenevano ad un'impresa diversa da quella oggetto della procedura di espropriazione forzata (la Fabris Meccanica), invocando la normativa sull'esecuzione fiscale che non ammette prova contraria in caso di pignoramento di beni acquistati da precedenti procedure esecutive di Equitalia nel caso in cui questi si trovino ancora presso il debitore.

La norma che sostanzialmente ha "condannato" l'impresa Fabris Ingranaggi è appunto proprio questa, fissata nell'art 58 del dpr 602/73.

A nulla sono valse le richieste avanzate dall'imprenditore tese a cercare una soluzione che permettesse la prosecuzione dell'attività, attraverso, magari, un pagamento rateizzato del debito.

Nei giorni successivi al pignoramento, più volte l'impresa ha cercato soluzioni presso l'Inps ed Equitalia, alle quali la società ha sempre risposto che, in mancanza di diverse indicazioni da parte dell'ente per il quale agiva in recupero (l'Inps, appunto) non poteva discostarsi dalle procedure previste dalle norme.

L'Inps, a sua volta, ha risposto che una volta ceduto il credito ad Equitalia, quest'ultima è l'unica legittimata a prendere tutte le decisioni ritenute più opportune ai fini della riscossione.

In questo caso la proprietà dell'azienda Fabris Ingranaggi, a cui sono stati pignorati i macchinari che saranno messi all'asta giovedì 26 maggio, non dispone di liquidità sufficiente per riacquistarli. Nel caso di aggiudicazione l'azienda si vedrà costretta a chiudere l'attività e licenziare i 10 dipendenti per un debito contratto dal precedente proprietario, il cui importo è piuttosto contenuto (15.000 poi saliti a 24.500 euro).

Alla nuova impresa basterebbe avere a disposizione un mese per poter far fronte a questo pagamento, avendo un buon portafogli di ordini da smaltire entro giugno. Ciò richiederebbe il rinvio dello svolgimento dell'asta già fissata.

E' per questo che auspico un suo autorevole intervento affinché, nel dare il doveroso impulso alla necessaria lotta all'evasione fiscale, lo Stato non smarrisca quel senso di equità e di giustizia nei confronti di tutti quei cittadini che, sia pur alle prese con una pesante crisi economica, non perdono né lo spirito imprenditoriale, né la voglia di investire, creando lavoro e dando impulso al Paese.

La ringrazio per l'attenzione che vorrà dedicare alla questione segnalata.

Enrico Rossi

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