Istituzioni
5 ottobre 2012
11:59

Rossi su Rai3: 'No al federalismo delle piccole patrie, sì al ritorno ai partiti e al rigore della politica'

FIRENZE - "Serve un pugno di ferro, ma bisogna essere selettivi. Non si può mettere tutto sullo stesso piano, a cominciare dai comportamenti della politica. Denuncio il federalismo delle piccole patrie, quello professato e portato avanti dalla Lega, il federalismo del "io a casa mia faccio come mi pare" . La Lega pensava e teorizzava che ognuno dovesse fare per sé, c'è bisogno invece di un ruolo del governo che faccia monitoraggio, che si sostituisca laddove le Regioni, gli Enti locali non raggiungono determinati obiettivi, e che poi usi anche il pugno di ferro nei confronti di chi non si comporta in maniera corretta".

Lo ha detto oggi il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, intervenendo alla trasmissione di Rai3 "Codice a barre".

"Noi veniamo da anni - ha proseguito Rossi, rispondendo alle domande della conduttrice Elsa Di Gati - in cui il federalismo è stato concepito come divisione del Paese, e parallelamente si è avuto uno svuotamento delle funzioni dello Stato centrale, che è sempre più arretrato e ha perso la sua funzione di coordinamento e indirizzo delle stesse regioni. Bisogna invece riprendere a ragionare in termini di un Paese unito, articolato in Stato, Regioni, Autonomie locali, con piena responsabilità da parte di chi ha funzioni pubbliche. E occorre che gli stipendi siano modesti. Il mio stipendio ora è intorno ai 7.000 euro. Ma anche da giovane ho rinunciato allo stipendio di giornalista per percepire come amministratore a Pontedera del Pci e poi dei Ds quello che prendeva un operaio della Piaggio".

Rossi ha insistito sull'idea della politica come passione, come spirito di servizio, e da farsi dentro un partito. "Partiti che è necessario ricostruire perché altrimenti non si seleziona la classe dirigente. E allora ci troviamo di fronte ai  Fiorito, che si comportano in maniera indegna, ai faccendieri, a quelli che si mettono in politica per fare avanzamento di se stessi, il peggio di quanto la società possa esprimere".

"Noi veniamo da anni – ha concluso il presidente - nei quali si è fatto di tutto per distruggere i partiti, si è inventato che una persona poteva risolvere tutto, con partiti personali. Io credo che il paese abbia bisogno di partiti moderni, organizzati, con regole precise, dove chi sceglie di fare politica e si dedica alla politica deve mettere nel conto anche i sacrifici. Se non si ritrova questo amore per la politica non si va da nessuna parte. La ricetta è secondo me quella di tornare ai partiti, perché dei partiti più forti possono essere più selettivi, possono esercitare un controllo sociale. Abbiamo bisogno la sera di tornare a riempire le sezioni di persone vere che parlano con i politici, con i candidati, con gli onorevoli, con i presidenti della Regione e ti guardano in faccia. Negli ultimi vent'anni abbiamo teorizzato e praticato tutto il contrario. Un tema su cui chiamo i cittadini a riflettere".

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