4 dicembre 2013
10:20

Rossi sul Sole 24 Ore: "Anche la Regione deve sporcarsi le mani"

FIRENZE - Come combattere l'illegalit nel distretto cinese dell'abbigliamento low cost di Prato, alla luce della tragedia di domenica scorsa.

E' questo il contenuto di un'intervista al presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, dal titolo "Anche la Regione deve iniziare a sporcarsi le mani", pubblicato sull'edizione di oggi del Sole 24 Ore, a firma di Silvia Pieraccini.

Di seguito,  il testo completo dell'articolo:

"Anche la Regione deve iniziare a sporcarsi le mani"

Adesso o mai pi : noi facciamo il primo passo, impegnandoci a far controllare nel 2014 la met delle 3.700 aziende cinesi della filiera moda di Prato dagli ispettori del lavoro dell'Asl . Enrico Rossi, presidente Pd della Regione Toscana, decide di "sporcarsi le mani" per cercare di combattere l'avanzata illegale del distretto cinese dell'abbigliamento low cost di Prato da lui definito, nel giro di tre giorni (da quando scoppiato l'incendio nell'azienda-dormitorio che ha causato sette morti) come pi grande concentrazione di lavoro sommerso d'Europa , enclave fuori legge , area sotto la soglia dei diritti umani e vera e propria emergenza umanitaria . Rossi ieri ha parlato al telefono col presidente della Repubblica Giorgio Napolitano (che il giorno precedente aveva sollecitato misure contro l' insostenibile illegalit e sfruttamento ) e ha scritto al premier Enrico Letta per chiedere un programma coordinato di interventi definito da Governo, Regione e istituzioni locali. L'obiettivo riportare la legalit nel distretto cinese e.cancellare dalla Toscana un'onta destinata apesare: Accanto al turbamento per la presenza di condizioni disumane - ammonisce Rossi- c' il danno che, da questa vicenda, ricever la regione: un colpo al Pil che si far sentire per parecchi anni .

L'intenzione del presidente di definire col Governo un pacchetto di interventi chiari e concreti, da inserire in un accordo di programma da firmare entro tre mesi. Ma vista la situazione di partenza, la "cura" dovr essere forte: Serve una legge speciale per Prato che riporti la legalit e assegni a ciascun ente i compiti da seguire . Tra le misure ipotizzate da Rossi ci sono l'argine all'impressionante turn over delle aziende cinesi (45,3% contro il 13,2% delle imprese italiane), che oggi permette di sfuggire ai controlli (quando arriva la sanzione l'azienda non esiste pi , ma ha riaperto con un altro nome e un altro titolare); la "stretta" sulle macchine per cucire che vengono sequestrate nei laboratori fuorilegge (pi di 30 mila macchine negli ultimi sei anni), e che per possono essere dissequestrate pagando una sanzione di 100 euro ciascuna; l'obbligo per i proprietari dei capannoni (solitamente italiani) di effettuare ispezioni periodiche per verificare le condizioni di lavoro e di vita all'interno dei propri immobili, con l'obbligo di denunciare eventuali abusi; la creazione di una grande banca dati delle aziende cinesi di Prato e dei loro occupati, accessibile agli enti preposti ai controlli, in modo che ad esempio il Comune sappia (oggi non cos ) se il permesso di soggiorno rilasciato dalla questura scaduto o quali sono le nuove aziende iscritte alla Camera di commercio, oppure che l'Inps sappia se quell'azienda stata controllata di recente dalla Guardia di finanza e con quali esiti.

Non sar facile - riflette Rossi - ma possiamo farcela se il Governo far sentire la propria voce nei confronti della Cina: capisco che i cinesi siano forti, e potenti, ma cos non pu continuare . Rossi ha davanti agli occhi la maxi inchiesta sui money transfer, coordinata dalla procura nazionale antimafia, che ha rivelato come tra il 2006 e il 2010 le imprese cinesi che operano in Italia, soprattutto a Prato, abbiano spedito in Cina 4,5 miliardi di euro accumulati grazie alle vendite in nero di abbigliamento di basso costo, il cosiddetto "pronto moda", e allo sfruttamento della manodopera clandestina. E di fronte a questo sfacelo lo Stato cosa fa? Non apre una discussione con la Cina? , si chiede Rossi che pensa alla collaborazione col Governo di Pechino per combattere la criminalit , concertare la concessione di visti in uscita, rimpatriare i clandestini.