Cultura
20 gennaio 2011
9:21

Scaletti su Repubblica: 'La scelta della Regione per salvare cultura e differenze'

FIRENZE - Pubblichiamo l'intervento dell'assessore alla cultura Cristina Scaletti uscito oggi su Repubblica-Firenze dal titolo "Multiplex, la scelta della Regione per salvare cultura e differenze".

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Il vivace dibattito in corso mi spinge a sottolineare con forza quale sia il presupposto ideologico che ha sotteso la scelta della giunta regionale di riproporre l'introduzione del parametro delle distanze come requisito per l'apertura di nuove sale cinematografiche poich esso ha una ricaduta di grande impatto sull'assetto culturale della nostra regione.

Il rispetto dei parametri di posti su popolazione e della distanza tra le sale non solo coerente con la normativa nazionale, ma contiene un principio profondo che segna una differenza necessaria e sostanziale tra il compito di un'istituzione pubblica e quello di un privato. Se si prescinde da questa differenza rischia di sfuggire completamente il senso del perch la difesa della cultura non possa e non debba essere delegata alla semplice legge del mercato.

Gi da decenni le teorie economiche keynesiane auspicano un intervento pubblico laddove il regime concorrenziale tra privati non sia sufficiente per raggiungere un interesse collettivo. Nel caso di mercati di natura culturale come il mercato editoriale, cinematografico, teatrale sono necessari investimenti sproporzionati rispetto al fatturato e all'utile ricavabile e l'intervento pubblico non solo auspicabile ma doveroso sia con interventi di natura finanziaria che regolamentare per un equilibrato sviluppo economico e sociale. Infatti persino la direttiva Bolkestein finalizzata a liberalizzare il mercato dei servizi,in nome del principio di libera concorrenza, non si applica laddove si difenda mi principio culturale o sociale, un principio identitario. Questo anche perch la cultura, di cui il cinema una declinazione importantissima, non pu essere in mano a nessun oligopolio pena la soppressione di ogni differenza, di ogni particolarit , di ogni pluralit . La cultura si nutre delle differenze, anche le pi aspre e le meno condivisibili, cresce e si fortifica con la molteplicit dell'espressione, la cultura crea la nostra memoria che a sua volta determina la nostra capacit critica, il nostro senso del giudizio. La cultura consente di decriptare il presente, di interpretarne segni latenti che permettono di anticipare il futuro, dando gli strumenti per poterlo modulare. Mentre il soggetto privato legittimato a inseguire la logica del profitto, del mercato, dell'utile, il soggetto pubblico ha un'altra missione, ed giusto che esistano entrambe.

L'istituzione non pu perseguire il principio del presente permanente in cui ci si preoccupa solo del qui e dell'adesso, principio purtroppo assai inflazionato nel nostro panorama politico. L'istituzione deve garantire oltre che il presente anche e soprattutto il futuro. Il futuro del nostro paese non pu essere pensato solo come una distesa di multiplex o di outlet o di centri commerciali. Creare una giusta armonia fra le leggi del mercato e la difesa della cultura e dell'identit non pu essere altro che una missione pubblica. Ecco perch la questione sollevata dal pur marginale episodio del Multiplex di Novoli e che fa discutere sull'opportunit o meno di ripristinare le distanze tra le sale nasconde in realt un principio non banale, che se non compreso appieno rischia di destrutturare l'anatomia identitaria della nostra regione.

Il rischio quello della massificazione della cultura, del mercato che la fagocita, della perdita completa dell'identit del nostro paese che lo rende unico al mondo e per la quale destinazione turistica d'eccellenza. La minaccia quella della perdita della bellezza, della storia, del passato. E' per questo che ognuno di noi si sente sconfitto e un po' pi solo quando apprende anche singoli episodi come la possibile chiusura del cinema Arsenale di Pisa oppure quando passeggiando per le vie di Firenze si rende conto che sono sparite le botteghe storiche, si guarda intorno e si immagina un passato che non esiste pi , che non stato protetto, che noni stato difeso. Perch da quel momento in poi la sua citt assomiglier un po' di pi alle altre, omologata e sostituibile, fino ad essere confusa con centinaia di altri luoghi. E', questo rischio di smarrimento identitario, storico, di memoria collettiva che solo il pubblico pu difendere proteggendola cultura come turo dei tesori pi preziosi, arginandola desertificazione dei centri storici, tutelando il proprio patrimonio, le proprie differenze, garantendo la possibilit di scegliere tra il cinema di intrattenimento e quello d'essai, tra il best seller e il libro dell'editore indipendente. Sapendo che la chiusura di un cinema, di un teatro o di un bottega storica distrugge in un attimo una sapienza ed un'abilit costruita in decenni di lavoro.

Molto pi di una crisi economica e sociale stiamo vivendo una crisi morale e culturale e allora necessario, con uno slancio di dignit intellettuale, interrogarci su quale futuro vogliamo consegnare in mano ai nostri figli, sperando che la continuit della trasmissione del sapere rappresenti ancora, almeno per molti di noi, una priorit assoluta.

di Cristina Scaletti per Repubblica-Firenze