Ambiente
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10 gennaio 2012
14:46

SCHEDA _ Fusti tossici in mare: cronologia, rischi e iniziative

FIRENZE - E' il 17 dicembre 2011 quando la nave cargo Venezia, della Grimaldi Lines, partita la sera del 16 dicembre da Catania per Genova, con mare forza 10 e onde alte più di 8 metri, perde nelle prime ore del mattino due carichi con 198 fusti di sostanze pericolose, circa 34 tonnellate di catalizzatori contenenti metalli pesanti utilizzate per la lavorazione del petrolio. L'incidente avviene a circa 23 miglia al largo di Livorno, a nord dell'isola di Gorgona, all'altezza del "Santuario dei cetacei", un'area protetta definita da un accordo internazionale.

La perdita del carico, secondo la ricostruzione della Capitaneria di Porto di Livorno, sarebbe avvenuta in un intervallo di tempo di circa tre ore e su un percorso compiuto dalla nave di circa 20 miglia. La Capitaneria, assistita dalla sezione livornese di ISPRA, l'istituto che si occupa di "emergenze ambientali in mare", ha curato sia le immediate ricerche dei materiali sia la valutazione degli effetti ambientali e dei rischi connessi con lo smarrimento del carico.

Tra il 27 e il 28 dicembre viene diramata la segnalazione dell'incidente alle guardie costiere di Vada, Castiglioncello, Cecina e vengono informati, dall'autorità marittima, i sindaci di Rosignano Marittimo, Cecina, Bibbona, e il circolo nautico Foce Cecina. E' il 29 dicembre quando ARPAT e Asl 6, che avevano ricevuto la prima informativa scritta sul problema nel tardo pomeriggio del 27 dicembre, interessano la Regione Toscana. La Regione attiva ai massimi livelli il Dipartimento della Prevenzione di Livorno e ARPAT per garantire agli organismi regionali il massimo di conoscenze possibili sulla natura dei rischi e sulle prevedibili conseguenze. Al tempo stesso avvia una valutazione di tutte le iniziative che potevano essere assunte dagli organismi regionali per garantire un'ulteriore tutela dell'ambiente e della salute rispetto a quanto già attuato dai competenti organi del governo.

Il 30 dicembre, presso la Prefettura di Livorno, si svolge una prima riunione di coordinamento alla quale partecipano rappresentanti di Regione, Provincia, Arpat, Asl, Ispra e Istituto zooprofilattico di Pisa. Del 3 gennaio la notizia dell'apertura di un'inchiesta da parte della Procura, con l'iscrizione del comandante della nave nel registro degli indagati per violazione delle norme che regolano il carico ed il trasporto di rifiuti speciali.

I possibili rischi per l'ambiente e la salute.
La quantità di materiale caduto in mare - catalizzatori a base di nichel e molibdeno e di cobalto e molibdeno - di circa 30-35 tonnellate. Le sostanze pericolose sono metalli pesanti, e rappresentano circa il 10% della massa totale del prodotto. Il materiale in forma solida e si presenta sotto forma di granuli allungati di piccole dimensioni (alcuni millimetri) ed una volta disperso in acqua precipita lentamente sul fondo.

Due sono i possibili rischi sanitari. Il primo è quello di autocombustione per esposizione all'aria del materiale, asciutto, che arrivasse sugli arenili. Per quanto riguarda invece gli effetti su pesce e catena alimentare, da tenere conto che per la forma e la natura chimica delle sostanze, la loro immissione nella catena può avvenire attraverso gli organismi che si nutrono di detriti e, successivamente, attraverso i loro predatori. Tenuto conto delle condizioni del mare, verosimile una rilevante diluizione del materiale, che rende minimo il rischio di contaminazione significativa dei pesci. Pertanto la contaminazione della catena alimentare appare remota. Il rischio potrebbe invece diventare più consistente se il carico in fondo al mare dovesse rimanervi a lungo senza essere recuperato: infatti, a causa dell'aggressività dell'ambiente marino, la tenuta dei fusti e dei contenitori potrebbe prima o poi venire meno

Le iniziative della Regione.
La Regione si è immediatamente attivata appena appresa la notizia, prendendo contatto con la Capitaneria di Porto ed allertando le proprie strutture tecniche (ASL, IZS e ARPAT). ARPAT, in particolare, sta collaborando con la Capitaneria di Porto e con il servizio chimico del porto per migliorare la definizione chimica delle sostanze trasportate e per verificarne il comportamento in ambiente marino. Si sono inoltre attivate forme di monitoraggio indiretto dell'ambiente che, a scopo cautelativo, possono evidenziare anomalie significative nella presenza dei metalli pesanti contenuti nei catalizzatori. In tal senso ARPAT si è già attivata per svolgere dalla prossima settimana un campionamento mirato delle specie marine che più direttamente potrebbero manifestare tracce di una eventuale contaminazione. Tali campioni saranno analizzati dai laboratori dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Firenze. Sempre ARPAT estender le analisi ai metalli contenuti nei catalizzatori in questione. Il Dipartimento di prevenzione, attraverso i Servizi veterinari, effettuerà prelievi di pescato avvalendosi della stessa procedura prevista per i campionamenti eseguiti nei siti di interesse nazionale (SIN). Tale procedura predisposta dal Ministero della salute, sarà adattata sia alle matrici coinvolte (scampi e naselli) che alla ricerca dei metalli indicatori della potenziale contaminazione.