20 gennaio 2019
15:28

Treni

Nei campi di sterminio si arrivava in treno. Quello che condusse Primo Levi ad Auschwitz part da Fossoli, in provincia di Modena, il 22 febbraio 1944, carico di 650 persone. Arrivò al campo quattro giorni dopo, il 26 febbraio, e in quattrocentoventiquattro finirono subito  nelle camere a gas: dei 126 che le evitarono, solo ventitre erano ancora vivi quando il 27 gennaio 1945 i soldati dell'Armata Rossa abbatterono i cancelli di un campo oramai vuoto e quasi deserto.

Le sorelline Andra e Tatiana Bucci viaggiarono invece sul convoglio che arrivò a Birkeanu il 4 aprile. Ed era già calata la notte quando il treno arrivò in Polonia. Paura? No, non sapevamo ancora cosa volesse dire avere paura rispondono.

Nel 1943 i convogli che portavano ebrei e deportati politici nei campi di sterminio impiegavano mediamente cinque giorni per arrivare da Firenze ad Auschwitz. Il 9 novembre 1943 oltre 300 ebrei rastrellati dai nazifascisti furono caricati al binario 16, un monumento ancora lo ricorda.  Una targa al binario 6 rammenta invece un alto convoglio, quello che l'8 marzo 1944 part carico di oltre mille deportati politici rastrellati dopo gli scioperi. Molti finirono nei campi di concentramento di Mauthausen in Austria (leggi "I deportati toscani").

Ma tutti, più che treni, erano carri bestiame, decine i convogli partiti dall'Italia in poco più di un anno: il primo si mosse da Merano il 16 settembre 1943, il secondo il 18 ottobre da Roma, l'ultimo a dicembre del 1944.
Sopra viaggiarono in pi di novemila, non solo ebrei. Il più affollato fu il treno che part da Rodi e Coo il 23 luglio 1944 e giunse a Birkenau il 16 agosto: stipati all'inverosimile, vi furono caricate almeno mille e ottocento persone.

Da quei viaggi nell'incubo e verso la morte sono tornati appena in poco più di mille, uno ogni nove.  Ma il numero che più atterrisce quello degli uomini, delle donne e dei bambini finiti subito all'arrivo nelle camere a gas o morti durante il viaggio: quasi settemila. Vuol dire che ogni dieci persone per sette non ci fu più niente dopo il treno.