18 gennaio 2017
19:37

Treni

Il treno che condusse Primo Levi ad Auschwitz partì da Fossoli, in provincia di Modena, il 22 febbraio 1944, carico di 650 persone. Arrivò al campo quattro giorni dopo, il 26 febbraio, e in quattrocentoventiquattro finirono subito  nelle camere a gas: dei 126 che le evitarono, solo ventitrè erano ancora vivi quando il 27 gennaio 1945 i soldati dell'Armata Rossa abbatterono i cancelli di un campo oramai vuoto e quasi deserto.

Le sorelline Andra e Tatiana Bucci viaggiarono invece sul convoglio che arrivò a Birkeanu il 4 aprile. Ed era già calata la notte quando il treno arrivò in Polonia. Paura? No, non sapevamo ancora cosa volesse dire avere paura rispondono.

Nel 1943 i convogli che portavano ebrei e deportati politici nei campi di sterminio impiegavano mediamente cinque giorni per arrivare da Firenze ad Auschwitz.  Ma più che treni erano carri bestiame.  Sono decine i convogli partiti dall'Italia in poco più di un anno: il primo si mosse da Merano il 16 settembre 1943, il secondo il 18 ottobre da Roma, l'ultimo a dicembre del 1944.

Sopra hanno viaggiato in più di novemila, non solo ebrei. Il più affollato fu il convoglio che partì da Rodi e Coo il 23 luglio 1944 e giunse a Birkenau il 16 agosto: stipati all'inverosimile, vi furono caricate almeno mille e ottocento persone.

Da quei viaggi nell'incubo e verso la morte sono tornati appena in poco più di mille, uno ogni nove.  Ma il numero che più atterrisce è quello degli uomini, delle donne e dei bambini finiti subito all'arrivo nelle camere a gas o morti durante il viaggio: quasi settemila, più di sei su nove.