Scuola
Università e ricerca
8 marzo 2016
19:12

Università toscane pronte alla sfida dell'alta formazione e del rapporto con le imprese

FIRENZE - Sono le filiere di alta formazione, dove si intrecciano ricerca, tecnosviluppo e bisogni di impresa, la frontiera avanzata dello studio universitario. Ma sono anche il momento dove più acutamente si sta alzando la tensione competitiva e di attrattività tra le strutture formative a livello nazionale. Da questa evidenza particolare si è centrata oggi la discussione al tavolo della conferenza regionale dei rettori delle università toscane, tavolo di confronto con la Regione cui erano presenti insieme al presidente Enrico Rossi la vicepresidente e assessore all'università e ricerca Monica Barni e la assessore all'istruzione e formazione Cristina Grieco.

Proprio ad alcune preoccupazioni espresse dai rettori, convinti prealtro che il fronte universitario toscano mostri una sostanziale capacità unitaria di intenti, ha voluto rispondere Rossi ricordando tutta l'azione che la Regione sta compiendo sul versante della conoscenza del proprio patrimonio d'impresa: "E' grazie a questo sforzo che possiamo oggi valutare la positiva risposta di larga parte del nostro sistema produttivo alla crisi, come testimoniamo le circa 3500 imprese manifatturiere valutate dall'Irpet capaci di crescere nonostante tutto in questi anni in fatturato e in occupazione. Un fronte che si presenta pronto a recepire proposte progettuali di collegamento tra mondo produttivo e formativo".

La Toscana inoltre, ha sottolineato ancora, ha collaborato con il Miur su una serie di bandi per progetti di ricerca in parte finanziati congiuntamente con Fondi FAS regionali e fondi ministeriali (una settantina di milioni, in base ad alcune integrazioni richieste al MIUR sulla base della qualità dei progetti) che interesseranno grandi e piccole e medie imprese del settore sanitario, del settore dell'energia e di altri ambiti tecnologici rilevanti per la crescita regionale. Ma si contraddistingue anche per un consistente utilizzo di finanziamenti FESR per interventi mirati su produzioni strategiche o legate alle piccole-medie imprese.

Infine, proprio in rapporto alla capacità di attrattività, la vicepresidente Barni ha voluto richiamare lo sforzo della Regione sugli investimenti per i servizi del diritto allo studio universitario, fatti con fondi propri, che diventano strumento di rapporto con i tessuti territoriali che vanno ad interessare. "Non sono dunque casuali - ha insistito - le cifre che rivelano la presenza di un 30 per cento di studenti fuori sede nella aree universitarie toscane su circa 110mila compelssivi, con un incremento del 7 per cento in forte controtendenza con il dato nazionale soprattutto al sud. E il dato molto importante, su cui continuiamo a lavorare, di oltre 6mila studenti stranieri che scelgono la Toscana per il loro percorso formativo".