Diritti
7 aprile 2011
10:30

Villa Morazzana (Li), bisogna pensare al futuro

LIVORNO - Solo la presenza di due cortesi agenti della Polizia municipale di Livorno segnala che qualcosa di non ordinario si muove dietro la bella facciata Liberty di Villa Morazzana, nella zona di Montenero. Un edificio storico, legato soprattutto alla propriet di Gemma Bellincioni, notissima voce lirica di fine Ottocento, acquistata alla fine degli anni '80 dal Comune e trasformata dopo un accurato restauro in ostello, molto frequentato da stranieri che vengono a godersi il mare livornese.

Oggi il mare ha portato un'altra tipologia di ospiti, 30 giovani tunisini sbarcati a Lampedusa e che sono poi rientrati nel contingente di 500 trasferiti in Toscana. "Tranquilli e civili, tengono pi pulite e in ordine le camere di tanti tedeschi che vengono qui dice Carlo Errico (ma va chiamato "Pelo", senn si arrabbia), il direttore della struttura che in gestione ad una societ privata - Abbiamo accettato volentieri la richiesta del Comune. E grazie alla Protezione civile comunale abbiamo organizzato tutto presto e mi pare bene. Magari ci farebbe piacere, a questo punto, una qualche formalizzazione con le autorit dell'impegno assunto, e una previsione sui tempi. Questo il nostro lavoro, siamo in quattro; e sono cominciate a fioccare le disdette, sia per le camere che per gli eventi, come matrimoni, che ospitiamo. Tra poco inizia la stagione vera e propria, e anche ospitando questi ragazzi, che mi piace considerare turisti anch'essi, pi di met delle camere sono libere. Non vorremmo compromettere questa nostra attivit ".

Il problema pi grosso stato subito la lingua, nessuno parla italiano, solo un po' di francese oltre all'arabo. Ma anche quello risolto pi rapidamente grazie all'arrivo di un mediatore linguistico volontario, un tunisino che vive a Livorno da vent'anni, e ha messo in piedi una piccola impresa edile. "Invece stiamo facendo di tutto per fornire le scarpe sottolinenano Leonardo Gonnelli e Luca Bani, responsabili della Protezione civile del Comune che ha in carico Villa Morazzana - Se le sono bagnate e l'acqua di mare non perdona. Ma stiamo risolvendo, entro la serata contiamo di portare quanto manca tramite l'interessamento della Croce Rossa".

Bani sottolinea che si sta cercando di far svolgere l'intervento nel massimo ordine: "Ogni giorno viene steso un report che viene inviato agli uffici comunali, serve anche per la tranquillit della societ che gestisce l'ostello e poter recuperare quanto le dovuto per l'impegno che si assunta. E poi fotografa la situazione: in questo momento, dopo la fuga immediata, all'arrivo, di un ragazzo, sono in 31, di cui due ospiti di un cugino a Vada. E tutti i giorni il 118 garantisce l'incontro con un medico e un infermiere".

Gli ospiti tunisini prima guardano da lontano, si godono il sole caldo di questo anticipo d'estate nel giardino di casa, bevono caff e cioccolato messi a loro diposizione su un tavolo; poi si avvicinano, incuriositi. Tutti tra i 20 e i 25 anni, se dichiarano davvero la loro et ; qualcuno sembra davvero molto pi giovane, una sensazione che si ripeter visitando altre strutture. Storie simili di povert , disoccupazione, ma soprattutto il quadro di uno scippo: quello del loro futuro. Lo dice Nasreddine, 20 anni, titolo di scuola superiore, tuttofare in bar e ristoranti e disponibile a qualsiasi lavoro restando qui in Italia.

Lo conferma Ahmed, 22 anni, qui con il fratello, sono di Tunisi; anche lui ha lavorato nel settore del turismo, lavori precari negli hotel. Ma ritiene di avere un asso nella manica: "Mio cugino lavora qui, a Cecina, tecnico di montaggio di impianti di condizionamento. Ci dar una mano, ne sono sicuro, sono stato fortunato a essere stato mandato in Toscana, proprio a Livorno". Guardano avanti, sono certi che troveranno in Europa, ma soprattutto qui da noi, una risposta al loro bisogno di lavoro, sono sicuri che sar facile, sembrano non prendere neanche in considerazione l'idea di fallire, o di finire preda di giri non limpidi.

Negli occhi hanno la speranza, e sembrano non voler neanche pensare a quanto hanno passato nella traversata. Nasreddine racconta di 319 compagni di viaggio su un barcone, una bottiglia d'acqua e una baguette per nutrirsi, e tre giorni sotto la pioggia. Fino allo sbarco a Lampedusa, a dormire sotto le stelle, senza cibo e assistenza; anche di contrasti con gli abitanti, ma senza astio. Tutti, proprio tutti i migranti sentiti qui, ma anche altrove, mostrano comprensione verso i residenti a Lampedusa; troppo 6/7mila arrivi rispetto ai 4mila che vi abitano.

Ad Ahmed e suo fratello poteva andar peggio. La loro imbarcazione, un barcone su cui erano in 220 tra cui qualche donna con bambini, ha avuto vari problemi al motore, che poi si fermato del tutto in mezzo al mare: "Avevo il cellulare, per fortuna racconta , ho chiamato ai parenti in Tunisia chiedendo aiuto. Loro si sono messi in contatto con la Guardia di finanza in Italia, e col segnale Gps del telefonino sono riusciti a individuarci e portarci in salvo fino a Lampedusa."