Non la manda a dire il filosofo Umberto Galimberti, che chiude la mattinata, e non ci gira troppo intorno nel raccontare lo stato in cui i giovani oggi vivono, “molto più tragico di quanto loro stessi pensino”. Lo fa senza cercare parole di conforto, con lucida freddezza. “Da quindici a trenta anni si ha il massimo di potenza ideativa – dice – ma se si utilizzano i giovani con lavori in affitto, a progetto o part time è chiaro che non si utilizza questa potenza, i giovani smettono di credere nelle proprie potenzialità e la società non può che degradare”.
Uno schiaffo e un bagno di realtà. E in platea molti, da insegnanti precari a diplomati e laureati in cerca di lavoro, annuiscono. “La sofferenza dei giovani oggi è soprattutto la mancanza di futuro – sottolinea il filosofo –. All’epoca mia il futuro era lì ad aspettarmi, sono stato chiamato a fare il supplente prima ancora di laurearmi: oggi no. E se non c’è futuro viene meno la motivazione”. La società? “La società chiede ai giovani solo forza e bellezza. I giovani combattono contro i cambiamenti climatici per salvare la Terra, ma sono i soli a crederci e a farlo. E non hanno armi di ricatto”. La natalità e la società che invecchia? “Non si favorisce certo con una mancia sul terzo figlio, ma mettendo semmai i giovani nella condizione di essere autonomi”:
Galimberti analizza la società moderna, "dominata dal nichilismo" e "dove mancano scopo e risposta ai perché"; e in venti minuti ne mette in fila le contraddizioni, squarciando ogni velo. Cita Nietzsche, Freud, Marx, Hegel, Heideger, Maritain e altri filosofi e pensatori. Distingue tra sviluppo e progresso, come già faceva Pasolini, tra perfezionamento e miglioramento delle condizioni umane. In Occidente, dice, il presente è sempre stato momento di redenzione, il passato è il male e il futuro luogo di salvezza: un'impronta cristiana che pervade anche chi è laico. E qui c'è l'intoppo, perchè in un mondo dominato solo da tecnica e mercato e dove la tecnica da mezzo diventa scopo e il futuro solo un perfezionamento di procedure, il futuro come luogo di salvezza non c'è più e scompare come prospettiva. Una stortura complice anch’essa della sofferenza in fondo vissuta dagli adolescenti di oggi, che contano "tre milioni di anoressici, due milioni di autolesionisti, duecentomila affetti dall’isolamento sociale che caratterizza la sindrome giapponese dell’hikikomori, con giovani che se ne stanno chiusi nella propria stanza davanti al computer e alla fine, in molti casi, si suicidano".