10 ottobre 2021
17:53

La tenuta di San Rossore e la villa

All'interno del più ampio parco naturale regionale, tra le foci del Serchio e dell'Arno

La tenuta di San Rossore e la villa

L’evento del 18 ottobre si svolge in un luogo particolare e suggestivo: una villa in legno e vetro sospesa nel vuoto su grandi pilastri di acciaio a quattro braccia. Fu costruita tra il 1957 e il 1959 su volere dell’allora presidente della Repubblica, il pontederese Giovanni Gronchi, su progetto degli architetti Amedeo Luccichenti e Vincenzo Monaco. Un edificio che ha anticipato, per molti aspetti, la bioarchitettura. Sorge dove un tempo c'era uno lo chalet reale ottocentesco edificato dai Lorena e ridotto a rudere dopo la seconda guerra mondiale. Il Gombo è stato luogo di soggiorno di capi di Stato stranieri: tra gli ultimi, nel 1997, il premier britannico Tony Blair.  Oggi l'edificio è usato dalla Regione per scopi di rappresentanza. 

La villa è stata restaurata nel 2021: la sostituzione di venti chilometri di acquedotto della tenuta ha permesso di portare la fibra ottica (e la possibilità di collegarsi ad internet) all’interno dei boschi, con potenzialità anche per la ricerca scientifica. Le vecchie lampade sono state sostituite con led o impianti a basso consumo.  

Si tratta di un luogo magico: a due passi il mare e tutt’attorno le pinete della Tenuta di San Rossore, storpiatura pisana di San Lussorio, il santo, festeggiato il 21 agosto, a cui era dedicato un monastero che sorgeva in antichità proprio nei terreni dell’ampia tenuta, parte a sua volta del più ampio parco di Migliarino – San Rossore – Massaciuccoli, il parco naturale regionale più grande, polmone verde della Toscana: diecimila ettari dichiarati riserva della biosfera dall’Unesco, seimila ettari di aree umide di rilevanza mondiale, trenta chilometri di spiagge con dune in evoluzione naturale tra le foci di due tra i fiumi più importanti della Toscana, il Serchio e l’Arno. Un territorio amministrato direttamente, dal 1979, dall’Ente Parco.

La tenuta di San Rossore, che si trova all’interno, inizia praticamente alle porte della città di Pisa. E questo la rende ancora più particolare.  Un luogo vissuto, pur rispettando l’ambiente naturale in cui è collacata. Diversi sono stati infatti, da quando nel 1998 la tenuta è stata acquisita dalla Regione, gli edifici restaurati e recuperati ad uso pubblico e sociale: gli Stalloni, divenuti sede del Parco; la sala Gronchi, dove si svolgono incontri pubblici; la Giraffa, oggi Centro studi nazionale di Federparchi e biblioteca del parco; la Sterpaia, che è bar, ristorante e foresteria; la Pineta, divenuta sede della vigilanza di San Rossore; le Cascine vecchie e le Cascina nuove,  che saranno presto un campus immerso nella natura e un innovativo villaggio per gli studenti dell’Università di Pisa, la Normale, la Scuola superiore Sant’Anna e professionisti, con spazio anche a spin-off e start up. Tra i progetti futuri c’è il miglioramento della mobilità ciclopedonale e acquatica lungo i canali che l’attraversano. I sentieri presenti verranno ripuliti e messi in sicurezza. Un nuovo parcheggio scambiatore sarà realizzato all’esterno. 

La Tenuta di San Rossore conta quattromila dei complessivi ventiquattromila ettari del parco: un parco di tenute e fattorie, su cui sono stati disegnati i suoi primi confini e che già allora aveva ingressi, percorsi pedonali, ciclabili, ippici,centri visita, musei, ristori, foresterie, osservatori, centri biciclette, centri canoe e centri ippici disegnati con questi riferimenti. Un parco famoso anche per alcuni prodotti tipici e biologici. Nelle tenute si allevano infatti, anche allo stato brado, bovini e ovini caratteristici, dalla pecora massese al mucco pisano. Il latte fresco e il pecorino sono disponibili alla vendita diretta. Nelle aree alluvionali si estendono coltivazioni di spinaci, pomodori pisanello e canestrino, cavoli, e meloni. I prodotti delle spiagge e delle pinete costiere sono mieli e pinoli biologici. E quando arriva l’autunno e i boschi si tingono di arancione, nei boschi di San Rossore riecheggia il bramito dei daini maschi in calore, che in questo periodo si radunano tutti nella foresta. 

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