Cosa sono
Il "fare rete" si è rivelato nel tempo, la modalità migliore per tutelare e valorizzare l'agrobiodiversità.
In Toscana, già dal 2004, è stata istituita una Rete tra Coltivatori Custodi, banche del germoplasma ed altri, detta "di conservazione e sicureazza" delle razze animali e delle varietà vegetali, locali della regione. Altre Regioni italiane hanno istituito "reti" simili per lo stesso scopo, fino alla Legge 194/2015 che istituisce una Rete nazionale della biodiversità di interesse agricolo e alimentare.
La Rete regionale come quella nazionale, svolge ogni attività diretta a preservare le risorse genetiche di interesse alimentare ed agrario locali dal rischio di estinzione o di erosione genetica attraverso la conservazione in situ ovvero nell’ambito di aziende agricole o ex situ, nonché a incentivarne la reintroduzione in coltivazione o altre forme di valorizzazione.
Possono aderire alla Rete regionale o a quella nazionale, anche altri soggetti diversi dai Coltivatori/Agricoltori Custodi e dalle banche del germoplasma, ma interessati comunque a vario titolo, alla conservazione e valorizzazione delle risorse genetiche locali a rischio di estinzione dei vari territori.
La Rete regionale è gestita e coordinata dall'ente pubblico della Regione Toscana, Terre Regionali Toscane, mentre la Rete nazionale è gestita e coordinata dal MiPAAF.
Rete regionale di conservazione e sicurezza
La Regione Toscana, tramite Terre Regionali Toscane, promuove e garantisce l’'utilizzazione collettiva del patrimonio di razze e varietà locali toscane, attraverso la Rete diconservazione e sicurezza (art. 7 LR 64/04). Le varietà locali sono quelle iscritte al Repertorio regionale e la Rete attraverso i propri aderenti, svolge ogni attività diretta a mantenere in vita le risorse genetiche a rischio diestinzione, allo scopo di garantire l’uso durevole della risorsa.
Al fine di garantire un uso durevole delle risorse genetiche è consentita, tra gli aderenti alla Rete regionale, la circolazione, senza scopo di lucro, in ambito locale, di una modica quantità di materiale genetico, volta al recupero, mantenimento e riproduzione di varietà locali a rischio di estinzione e iscritte nei Repertori regionali.
In Toscana le modiche quantità sono state definite per la prima volta nel 2008 grazie all’impegno della Commissione tecnico-scientifica delle Specie Erbacee della LR 64/2004. Sono riportate nelle norme tecniche che i Coltivatori Custodi devono seguire per la corretta esecuzione della propria attività, visto che rappresentano la quantità massima di seme che il Coltivatore Custode può cedere gratuitamente agli iscritti alla Rete di conservazione e sicurezza, qualora ne riceva richiesta.
Della Rete fanno parte di diritto i Coltivatori Custodi e la Banca Regionale del Germoplasma. Alla Rete possono aderire anche altri soggetti presenti sul territorio toscano, che intendono mantenere l’'interesse per le varietà locali e a far conoscere e valorizzare le loro caratteristiche anche culturali.
Nella Rete viene garantita:
- la conservazione ex situ (Banche Regionali del Germoplasma) ed insitu (Coltivatori Custodi) delle varietà locali
- la loro circolazione attraverso scambi, in modiche quantità di materiale genetico utile per manterenre in vita la varietà o popolazione. Gli scambi devono avvenire solo negli ambiti locali o zone tipiche di produzione (definite come tali dalle Commissioni tecnico-scientifiche e indicata nel Repertorio), tra i soggetti aderenti alla Rete e nelle modiche quantità definite da Terre Regionali Toscane
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- modello di domanda di adesione alla Rete
La domanda, debitamente compilata e firmata, va spedita Terre Regionali Toscane all'indirizzo indicato in domanda
- Modalità di gestione della Rete di conservazione e sicurezza
Rete nazionale della biodiversità di interesse agricolo e alimentare
La Rete può attivare azioni volte a favorire la ricerca, la sperimentazione, la divulgazione, la formazione, la messa in rete delle informazioni utili a favorire la diffusione delle risorse genetiche in azienda, in modo da scongiurare l’estinzione e permetterne la coevoluzione con gli elementi dell’agroecosistema (fattori pedoclimatici, fisiologici, microbiologici ed antropici).
La Rete inoltre svolge ogni attività utile a supportare le comunità locali che le coltivano/allevano a tutelare e valorizzare tali risorse, favorendo anche la diffusione delle conoscenze locali ad esse legate.
Inoltre, al fine di garantire un uso durevole delle risorse genetiche tra i soggetti aderenti alla Rete è consentita la circolazione, senza scopo di lucro e nell’ambito locale di riferimento della risorsa genetica, di una modica quantità di materiale di riproduzione/moltiplicazione (semi, marze, gemme, talee, ecc.) volta al recupero, mantenimento e riproduzione di varietà e razze locali a rischio di estinzione e/o di erosione genetica iscritte all’Anagrafe nazionale e alla loro conservazione durevole, nel rispetto della normativa sanitaria e fitosanitaria vigente. Le modiche quantità devono essere stabilite dal MiPAFF e sono in corso di definizione.
I componenti della Rete sono:
- Allevatori e Agricoltori Custodi (AAC);
- Centri di conservazione ex situ e/o Banche del germoplasma (CCES/BG);
- Reti organizzate di agricoltori e/o allevatori che tutelano, salvaguardano e gestiscono la biodiversità agricola, di comprovata esperienza in materia;
- Enti pubblici o privati senza scopo di lucro che svolgono attività di tutela e diffusione della biodiversità agraria.
Le modalità di adesione alla Rete nazionale sono in corso di definizione da parte del MiPAAF che gestisce e coordina la Rete stessa.
Rete interregionale per la ricerca agraria - Gruppo Tematico Agrobiodiversità
La Rete interregionale, riconosciuta formalmente dalla Conferenza delle Regioni quale supporto tecnico, è organizzata in Gruppi Tematici (GT), per filiere produttive e/o per temi particolari.
Il Gruppo Tematico sull' Agrobiodiversità è chiamato a dare supporto tecnico ai lavori del Comitato permanente per la biodiversità di interesse agricolo e alimentare (Art. 8 della L. 194/2015 “Disposizioni per la tutela e la valorizzazione della biodiversità di interesse agricolo e alimentare”), presieduto dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali (MiPAAF), per:
- la definizione delle modalità di funzionamento dell’Anagrafe nazionale della biodiversità di interesse agricolo e alimentare, conclusa con la promulgazione da parte del MiPAAF del Decreto Ministeriale n. 1862 del 18 gennaio 2018;
- la definizione delle modalità tecniche di attuazione della Rete nazionale della biodiversità di interesse agricolo e alimentare conclusa con la promulgazione da parte del MiPAAF del Decreto Ministeriale n. 10400 del 24 ottobre 2018.
Nel 2019 è iniziata la collaborazione tra la Rete Interregionale e il Comitato per la definizione del nuovo Piano nazionale sulla biodiversità di interesse agricolo (Art. 7 della L. 194/2015) già definito in una precedente collaborazione tra Rete Interregionale e MiPAAF, prima dell’avvento della L. 194/2015 ed approvato in Conferenza Stato-Regioni il 14 febbraio 2008.
In attuazione di tale Piano nazionale, la collaborazione della Rete Interregionale con il MiPAAF è proseguita per la definizione delle Linee guida nazionali per la conservazione in situ, on farm ed ex situ, della biodiversità vegetale, animale e microbica di interesse agrario, approvate con Decreto Ministeriale del 6 luglio 2012. Esse sono entrate a far parte dell’Accordo di Partenariato tra Italia e Commissione Europea per l’attuazione dei Fondi SIE 2014/2020, ossia per l’attuazione dei Programmi di Sviluppo Rurale delle Regioni e Province Autonome, in materia di tutela e valorizzazione delle risorse genetiche locali a rischio di estinzione.
Attualmente il GT Agrobiodiversità è stato chiamato a seguire i lavori di aggiornamento del nuovo Piano nazionale sulla biodiversità di interesse agricolo e alimentare, attività seguita direttamente dal MiPAAF.